Il suo errore più grande, forse, è stato quello di essersi innamorata di un altro. Un amore fatale, che probabilmente le è costato la vita. Saman Abbas era fidanzata con un ragazzo pakistano che non era quello scelto dalla sua famiglia: una relazione che andava avanti da diversi mesi nonostante la dura contrarietà dei suoi. È da lui che, durante la sua permanenza nella comunità protetta di Bologna, era fuggita.
Un'unione solida, come racconta Il Giorno, che aveva superato mille ostacoli: prima il rifiuto dei parenti, poi la costrizione dentro le mura di una casa famiglia a Bologna, lontano da tutti, anche da lui. Il ragazzo pachistano vive in Italia, ma a centinaia di chilometri da Reggio Emilia. È per lui che Saman era già fuggita altre due volte dalla comunità bolognese che l' ospitava, per raggiungerlo. Tutti sapevano dell' esistenza di questo giovane e della contrarietà della famiglia Abbas: un mix micidiale che le sarebbe costato la vita.
Il fratello minore della diciottenne di Novellara, non ha dubbi: a giustiziarla materialmente sarebbe stato lo zio, Danish Hasnain. Lo ha raccontato ai carabinieri: il ragazzo, 16enne, oggi protetto dalla procura dei minori, è ancora confuso e spaventato ma ha confermato i timori degli inquirenti. Nei prossimi giorni sarà fissato l' incidente probatorio che servirà a cristallizzare la sua testimonianza nel fascicolo d' indagine della procura di Reggio Emilia.
Saman aveva deciso di dare una svolta alla sua vita e senza velo, con jeans e sneakers, si era presentata a casa dei suoi genitori a Novellara, dove era iniziato tutto, per riprendersi i documenti che le servivano per scappare all'estero con il suo fidanzato. Ed è questo gesto di "sfida" che forse spiegherebbe la reazione violenta degli indagati, accusati di averla attirata in campagna, probabilmente con l' inganno, e di averla uccisa.
Gli inquirenti si muovono su due fronti: la testimonianza dello zio (indiziato numero uno dell'omicidio) e del cugino, Ikram Ijaz, arrestato in Francia, che sarà estradato in Italia. Nelle scorse ore è comparso davanti ai magistrati francesi di Nimes e ha negato tutte le accuse (omicidio e occultamento di cadavere), ma ha accettato di essere giudicato in Italia. La sua testimonianza potrebbe aggiungere un tassello a questo drammatico puzzle.