LE CARTELLE CLINICHE

Manager arrestato, la difesa di Di Fazio chiede una perizia psichiatrica: "Non è in grado di intendere"

Le cartelle cliniche redatte ai tempi del divorzio con l'ex moglie dipingono un Di Fazio "infantile e superficiale" con "un'importante difficoltà nel controllo degli impulsi"

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Una perizia psichiatrica per stabilire se Antonio Di Fazio è capace di intendere e di volere: è la richiesta avanzata dai legali dell'imprenditore arrestato a Milano con l'accusa di aver drogato e violentato una studentessa 21enne. Gli inquirenti esamineranno le cartelle cliniche relative allo stato mentale dell'uomo redatte durante lo scambio di denunce tra lui e l'ex moglie, ai tempi del divorzio. Per gli psicologi il manager era "infantile e superficiale".

Come riporta La Stampa l'obiettivo è, dunque, stabilire se le condizioni mentali del manager siano tali da rendere necessario il trasferimento dal carcere a una struttura specializzata, sottraendolo al giudizio penale.

Frasi controverse - A sostegno della sua tesi la difesa ha citato alcune dichiarazioni controverse di Di Fazio. Frasi del tipo: "Venivo speronato durante un'operazione antidroga sull'autostrada Napoli-Canosa da un blindato di narcotrafficanti, riportando gravi protrusioni lombari" oppure "facevo parte del nucleo scorte dopo il corso conseguito presso il centro Nettuno".

"Importante difficoltà nel controllo degli impulsi" - Sono numerosi gli psichiatri chiamati a pronunciarsi sulla salute mentale dell'imprenditore arrestato, soprattutto durante il suo divorzio dall'ex moglie. Tra le diagnosi più preoccupanti emerge "un'importante difficoltà nel controllo degli impulsi, in particolare nella gestione della rabbia nelle situazioni di intensa sollecitazione emotiva con il rischio di perdita di controllo e di agiti aggressivi".

"Infantile e superficiale" - Una perizia del 2010, in particolare, dipinge Di Fazio come un individuo "infantile, superficiale, che si mostra compiacente, si maschera e enfatizza i racconti con un'adesione stretta al gruppo familiare d'origine, quale gruppo unico". Un profilo "improntato alla mistificazione, alla grandiosità di sé senza autocritica alcuna" e caratterizzato da "una coloritura di fondo all'insegna dell'artificiosità, anche se esteriormente potrebbe sembrare autentica".

L'ex moglie e l'affidamento del figlio - Un altro professionista ha evidenziato invece un "atteggiamento screditante verso la moglie". Una situazione di forte tensione che ha poi portato alle reciproche denunce di tentato omicidio presentate dagli ex coniugi e successivamente lasciate cadere. Anche gli esami psichiatrici per l'affidamento del figlio, condotti nel 2015, hanno rivelato "una precarietà nella sua capacità di controllo, con rischio di agiti aggressivi, oltre a una tenuta del pensiero non sempre valida".

"Un millantatore, ma non un matto" - "Sempre nel 2015, lo psichiatra Marco Frongillo ha dichiarato che Antonio Di Fazio "in realtà era un millantatore, espressione di una sottocultura e violenza ma da qui a essere un matto, perdonatemi, ma ce ne corre. Non emersero psicopatologie di rango tali da inficiare la capacità di intendere e volere".

Foto e indumenti intimi delle vittime - Per quanto riguarda la tendenza a conservare foto e indumenti intimi delle vittime di violenza, l'esperto ha sottolineato come "il collezionismo vada a rafforzare e amplificare quella sensazione di supremazia di cui ha bisogno. Deve ricorrere all'arma mostrata al figlio, a sbandierare successi inesistenti pur di affermare la propria identità. Quando sfoglia l'album delle vittime, quando riesce a soffermarsi silente sulle foto del suo gregge, si sviluppa un piacere sì momentaneo ma che alimenta quell'identità di cui è carente".