Il suo trionfo ad "Amici" risale al 2008. Da allora Marco Carta di strada ne ha fatta molta, sia professionalmente sia nella sua vita privata. Nove album, una vittoria a Sanremo, nel 2009, l'incontro con Sirio Campedelli, suo compagno da sette anni, il coming out nel salotto di Barbara d'Urso nel 2018 e quel furto di magliette alla Rinascente di Milano, da cui è stato assolto. Adesso, mentre esce il suo nuovo singolo "Mala Suerte", l'artista sardo si racconta a "Vanity Fair" dicendo: "Mi piacerebbe molto sposarmi, e di certo lo farò. Prima, però, vorrei si esaurisse l’emergenza sanitaria...". E poi confessa il suo desiderio di paternità: "Mi piacerebbe adottare e mi piacerebbe mettere al mondo un figlio con un utero in affitto".
Di nozze e voglia di diventare padre Carta aveva in realtà già parlato dopo il coming out. Adesso però il cantante non ha dubbi, finita la pandemia, farà il grande passo insieme a Sirio: "Vorrei ricordarmi il giorno delle mie nozze per tutta la vita, festeggiare con gli amici e una serenità che sia vera e totalizzante".
Sarà un anno ricco di eventi quindi questo 2021 per l'artista. "Mala Suerte", il nuovo singolo dalle sonorità reggaeton, anticipa infatti un decimo album in arrivo tra metà settembre e metà ottobre. Intanto in estate Carta confessa di avere voglia di tornare a cantare e: "Una volta uscito l’album, poi, vorrei pensare ad una tournée vera e propria".
Ma le novità non si fermano alla musica. Carta sembra infatti intenzionato a mettere su famiglia al più presto.
Del suo outing "tardivo" il cantante confessa: "Mi faceva soffrire l’idea di dovermi nascondere, di non poter camminare mano nella mano con il mio fidanzato, con il quale a ottobre festeggio i sette anni d’amore. Non mi è mai interessato presentarmi al Muccassassina urlando: “Sono gay”. Volevo solo vivere con normalità il mio rapporto".
Poi racconta delle imminenti nozze e del suo desiderio di paternità: "Ne parlavo l’altro giorno con un amico. Trovo triste che in Italia una coppia omosessuale non possa avere un figlio. L’utero in affitto è una pratica molto lontana dallo spirito ecclesiastico che ha l’italiano, e lo capisco. Però, ci sono migliaia di bambini che crescono senza genitori, in orfanotrofi. Mi chiedo perché non dar loro due papà. Trovo uno spreco che delle creature così piccole siano lasciate marcire in posti senza amore" e aggiunge: "Mi piacerebbe adottare e mi piacerebbe mettere al mondo un figlio con un utero in affitto, nome tremendo per questa pratica. Non la trovo disumana, se all’origine c’è l’atto consapevole e compassionevole di una donna, che decide di aiutare un amico, un familiare, un estraneo. Lo sfruttamento, quello e solo quello, è da condannare".