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Super Sprint e le spericolate corse dei videogame degli anni Ottanta

Tre volanti, otto piste e macchinine colorate per questo storico gioco di corse firmato Atari

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Sebbene oggi sia purtroppo di importanza secondaria di fronte alle grandi software house sul mercato, Atari resta una dei pilastri su cui poggia il nostro hobby di videogiocatore, capace di sfornare, negli anni '70 e '80, una sfilza impressionante di importanti videogame che hanno avuto il ruolo di fondamenta su cui sono poi cresciuti altri grandi marchi.

Vogliamo dunque ricordare oggi uno dei tanti titoli che hanno fatto a modo loro la storia dei videogame e per farlo dobbiamo tornare al 1986, quando la società fondata da Nolan Bushnell pubblicò nelle sale giochi di tutto il mondo Super Sprint, ideato da Robert Weatherby e Kelly Turner. A dire il vero era dagli anni ‘70 che Atari pubblicava racing game "a volo d’uccello", prima col monocromatico (e divertentissimo) Gran Trak e poi con Sprint.

Questo terzo videogame raccoglie tutta l’esperienza maturata coi giochi precedenti e la inserisce in un cabinato munito di tre volanti, una cosa decisamente atipica per l’epoca che permetteva ad altrettanti partecipanti di gareggiare in corse all’ultima derapata tramite una visuale sopraelevata dei circuiti.

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Scordiamoci ovviamente i volanti "moderni" con resistenza e force feedback: quelli di Super Sprint erano "morbidi" e giravano liberamente, permettendo manovre decisamente irrealistiche ma altrettanto divertenti: le automobiline (ben definite e animate) schizzavano sui circuiti a schermo fisso, magari facendo uso delle sporadiche scorciatoie e raccogliendo qui e lì alcuni bonus che apparivano in pista, evitando al tempo stesso strani ostacoli come barriere mobili, tornado e pozze d’olio.

Il tutto su otto diversi circuiti da affrontare in sequenza (con i giocatori più bravi che potevano avere accesso all’ambita nona pista), tutti ben differenziati e davvero ben pensati. Un gioiello di giocabilità, col suo gameplay semplice e il sistema di controllo praticamente perfetto, che si è rivelato un grande successo in sala giochi, dando anche vita a una serie di conversioni per sistemi da casa, sulle quali spicca sicuramente quella per Commodore 64, davvero ben fatta.

Due anni più tardi Atari provò anche a creare una conversione per l’ormai vetusto Atari 2600, sotto il titolo di "Sprint Master", con risultati tutto sommato sufficienti. Soprattutto, sempre nel 1986 Super Sprint fu rielaborato in Championship Sprint, proposto con un cabinato a due volanti e munito di un differente set di otto piste, uno pseudo-seguito altrettanto divertente e che a sua volta fu convertito per i vari sistemi da casa, risultando a sua volta un best-seller.

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I due capitoli non hanno avuto una grande diffusione su altre console, a eccezione di una misteriosa conversione per il glorioso NES (la console a 8-bit targata Nintendo) a opera di Tengen che propone solo sette dei circuiti di Super Sprint: a quanto pare Tengen all’epoca non sarebbe riuscita a ottenere l’avallo da Nintendo in tempo per la pubblicazione ma il gioco fu comunque commercializzato.

Super Sprint e Championship Sprint rappresentano due importanti tappe dei racing-game arcade e hanno dato vita a un vero e proprio genere che negli anni successivi ha incluso giochi come Ironman Offroad Racing, Badlands e Indy Heat. Pochi giorni fa, con un leggerissimo ritardo, è stata annunciata la conversione non-ufficiale per Amiga del gioco, col titolo Turbo Sprint: altro segno del fatto che, dopo tutti questi anni, il capolavoro di Atari è tutt’altro che dimenticato.

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