FOTO24 VIDEO24 2

Coppia dell'acido, niente permesso premio per Martina Levato: non potrà recitare in teatro

La Cassazione ha dichiarato "inammissibile" il ricorso presentato dalla giovane, detenuta nel carcere milanese di San Vittore

polizia

Niente permesso di uscire dal carcere di San Vittore e andare a recitare al "Piccolo" di Milano come attrice nel "Decameron delle donne" per Martina Levato. Lo ha deciso la Cassazione. La giovane è stata condannata a19 anni e 6 mesi di reclusione per le aggressioni all'acido nei confronti di tre vittime, messe a segno nel capoluogo lombardo insieme al suo ex fidanzato Alexander Boettcher nel 2014.

Gli ermellini hanno di fatto confermato quanto deciso dal Tribunale di Sorveglianza di Milano con l'ordinanza del 23 gennaio 2020, dichiarando inammissibile il ricorso della Levato che insisteva sulla "necessità" del permesso. Inoltre la hanno anche condannata alle spese di giustizia e a versare 3mila euro alla Cassa delle ammende.

Ottenere il disco verde all'uscita dal penitenziario era finalizzato a partecipare alle prove per lo spettacolo tratto dal libro di un'autrice russa, Julia Voznesenskaja, che è andato in scena nelle serate del 10 e 11 novembre del 2019, ma i giudici di merito avevano obiettato che anche se l'iniziativa culturale faceva parte del "percorso trattamentale" per il recupero di Martina, tuttavia salire sul palcoscenico "doveva ritenersi obiettivamente esulante dall'ambito dell'art. 30 dell'ordinamento penitenziario", la norma che concede permessi speciali per "eventi familiari di particolare gravità".

Ad avviso della Cassazione, non si può concedere un permesso "finalizzato a consentire al detenuto di partecipare a un evento rientrante" nel progetto di reinserimento sociale "e tuttavia non riconducibile alla sua sfera familiare". A questa cornice di diritto, rilevano gli ermellini, si sono attenuti sia il magistrato di sorveglianza sia il Tribunale in sede di reclamo, "i quali, pur dando atto del positivo percorso" nel quale la Levato si sta impegnando "hanno evidenziato che l'iniziativa non rientrava nel perimetro delineato dalla norma".

Insistere, come ha fatto la legale della Levato, l'avvocatessa Alessandra Guarini, nel far presente "l'evoluzione della personalità" di Martina non fa i conti con il fatto che i permessi sono legati a esigenze della vita familiare, non necessariamente "luttuosi o drammatici". Boettcher e Levato, insieme hanno avuto un figlio nato nel 2015 quando Martina era già in carcere, il bimbo è stato dato in adozione su decisione della magistratura.

La coppia, con l'aiuto del basista Andrea Magnani, il 37enne bancario e amico-succube di Boettcher, sfregiò Pietro Barbini, ex compagno di scuola della Levato, e Stefano Savi, colpito con l'acido per un errore di persona. Un altro giovane, Giuliano Carparelli, riuscì a salvarsi. I due agivano nell'intenzione di "purificare" Martina dalle precedenti relazioni (c'è stato anche un tentativo di evirare un altro ragazzo).

A carico di Boettcher ci sono due condanne definitive a 21 e a 14 anni di reclusione. Magnani, arrestato nel 2015 e condannato a 8 anni e 9 mesi, come si è appreso ad aprile, è uscito dal carcere da qualche tempo ed ha ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali per scontare la pena residua.

Espandi