La traccia di Dna denominata "31 G20", che rappresenta la "prova regina" nel processo che portò alla condanna di Massimo Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio, "è forse l'unica traccia che è effettivamente esaurita, stando alle dichiarazioni dei consulenti di allora". Lo hanno spiegato gli avvocati di Bossetti, chiedendo comunque di poter esaminare tutti gli altri reperti che la Procura avrebbe definito "di secondaria o nulla importanza".
Durante l'udienza, durata tre ore, i magistrati avrebbero stigmatizzato il comportamento processuale della difesa che avrebbe in sostanza più volte, negli anni, accusato la Procura di scorrettezze. I legali non hanno voluto commentare una denuncia che sarebbe stata presentata a Venezia, competente a indagare sui magistrati della Corte d'appello di Brescia, quindi anche su quelli bergamaschi, proprio riguardo la conservazione dei reperti che sono stati confiscati e portati dall'ospedale San Raffaele all'ufficio corpi di reato della città orobica .
"Non lo sappiamo e non fa parte di questo processo", si sono limitati a dire, mentre la Procura in aula avrebbe sottolineato come i dubbi sulla conservazione siano stati sollevati poco dopo il trasferimento dei reperti a Bergamo dall'ospedale milanese, dove erano stati per anni. Ora la sorte di Bossetti è ancora in mano a una Corte bergamasca che deciderà nei prossimi giorni se imprimere una svolta a un caso che gettò per mesi nell'angoscia tutt'Italia.