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La brigatista con il reddito di cittadinanza: è polemica sul caso di Federica Saraceni

Condannata per l'omicidio D'Antona, l'ex terrorista, 49 anni, beneficia dell'assegno. Ma per l'Inps è tutto regolare: "I requisiti ci sono"

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Condannata a 21 anni e 6 mesi per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, la brigatista Federica Saraceni, 49 anni, beneficia del reddito di cittadinanza. A denunciarlo è La Verità. La donna, romana e con due figli, è ai domiciliari e vive sotto la soglia di povertà: per questo, da agosto, percepisce un assegno di 623 euro al mese. Protestano i parenti di vittime del terrorismo, ma in base alla legge la Saraceni è anche in attesa della chiamata di un navigator con un'offerta di lavoro. E per l'Inps è tutto regolare: "I requisiti ci sono".

Era il 20 maggio 1999 quando un commando uccise il giuslavorista Massimo D'Antona. Federica Saraceni, figlia dell'ex magistrato Luigi, fondatore di Magistratura democratica e parlamentare con Pds e Verdi, in primo grado era stata assolta dall'accusa di omicidio; la seconda Corte di assise di Appello di Roma, invece, le ha inflitto complessivamente 21 anni e 6 mesi di reclusione, disponendo anche nei suoi confronti la decadenza della potestà genitoriale.

Attualmente agli arresti domiciliari, vive a Roma con i due figli, sotto la soglia di povertà. Per questo le è stato riconosciuto, in base alla legge del 28 marzo 2019, l'aiuto di 623 euro al mese.

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, da parte sua fa sapere che "stiamo verificando. I requisiti reddituali, patrimoniali e occupazionali, che competono all'Inps, ci sono". Per il numero un dell'Istituto, in ogni caso, "la norma prevede che se la persona ha ricevuto una condanna nei dieci anni precedenti c'è il blocco. Lei l'ha ricevuta 12 anni fa. Basta leggere la legge".

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