"Ucrainagate", cade la prima testa: si dimette l'inviato speciale americano a Kiev
L'avvocato personale del presidente americano, Rudy Giuliani: "Non testimonierò al Congresso senza l'ok di Trump". i dem spingono sull'impeachment
Cade la prima testa nell'"Ucrainagate". L'inviato speciale Usa in Ucraina, Kurt Volker, si è dimesso un giorno dopo la diffusione della denuncia di uno 007-talpa sulla telefonata in cui il presidente americano Donald Trump chiese a quello ucraino Volodymyr Zelensky di indagare i Biden e sul tentativo di insabbiarla. Volker mise in contatto l'avvocato personale del tycoon, Rudy Giuliani, con un alto collaboratore del leader ucraino.
Anche lo stesso Giuliani, travolto dalla bufera "Ucrainagate", ha rinunciato a partecipare a una conferenza in Armenia la prossima settimana dove potrebbe esserci anche il leader russo Vladmir Putin. Il legale ha sostenuto che un suo collaboratore gli aveva programmato la partecipazione a questo evento, dove era comparso in precedenza, e ha riferito di non sapere se sarebbe stato pagato o se è già stato retribuito.
Sempre Giuliani ha dichiarato che non testimonierà al Congresso nell'indagine di impeachment senza consultarsi con il tycoon, e ha sostenuto che il suo lavoro dovrebbe essere protetto dal privilegio che tutela i rapporti tra avvocato e cliente. "Alla fine - ha spiegato, chiarendo però di non aver ancora parlato con Trump della possibilità di una testimonianza - se io fossi per il sì e lui per il no, non potrei testimoniare".
Intanto i democratici spingono sull'acceleratore per l'impeachment di Trump: secondo il New York Times le accuse potrebbero essere redatte già entro fine ottobre. Nancy Pelosi, la speaker dem della Camera Usa che martedì ha lanciato la procedura per la messa in stato d'accusa, ha confermato la volontà di andare avanti rapidamente, senza tuttavia fornire scadenze: "Non bisogna trascinare la cosa", ha detto, spiegando che "i documenti forniti dalla Casa Bianca hanno fatto accelerare" il ritmo. La trascrizione della telefonata del 25 luglio fra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i democratici, non lascia adito a dubbi: ci sarebbe stato un abuso di potere da parte del tycoon quando ha chiesto a Zelensky di indagare sul suo rivale politico Joe Biden, in corsa per la nomination dem in vista delle presidenziali del 2020.
Nel frattempo il New York Times ha diffuso dettagli sull'identità della talpa la cui denuncia ha fatto scoppiare il caso: per il giornale, si tratta di un funzionario della Cia che in passato è stato in servizio alla Casa Bianca ed è esperto di Ucraina. Il direttore del Nyt, Dean Baquet, ha difeso la decisione di pubblicare questi dettagli: "Il presidente e alcuni suoi sostenitori hanno attaccato la credibilità del whistleblower" quindi "abbiamo pubblicato delle informazioni limitate" sulla talpa "perché volevamo dare ai lettori delle informazioni che permettessero di giudicare se sia credibile o meno".
Trump, da parte sua, continua a ribadire che la telefonata con Zelensky è stata "perfetta e appropriata" e chiede le dimissioni del presidente della commissione intelligence della Camera Usa, il democratico Adam Schiff che guiderà l'indagine per l'impeachment. "Siamo in guerra, queste persone sono malate", ha detto Trump in una conversazione privata, paragonando poi la talpa a una spia: "Sapete cosa si faceva ai vecchi tempi in caso di tradimento da parte di spie? La cosa si trattava in modo un po' diverso rispetto a oggi".
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