Women Power

"Il sogno mobilita le persone più di qualsiasi altra cosa"

Da adolescente introversa a leader esuberante e carica di energia: è Letizia D'Abbondanza, Chief Customer Officer di Axa

di Carlotta Tenneriello

© ufficio-stampa

Una solida preparazione e una grande determinazione, ma senza mai trascurare il rapporto con gli altri e soprattutto senza mai dimenticare i valori per lei fondamentali dell'amicizia, della correttezza e del rispetto per l'altro: Letizia D'Abbondanza racconta la sua storia a Tgcom24.

Ciao Letizia, so che sei in treno perciò abbiamo qualche minuto per noi.
Infatti, sto tornando a Milano dopo una trasferta a Torino: il mio CFO (Chief Financial Officer) mi ha chiesto di parlare della strategia cliente, la mia passione, sono andata a supportarlo! Un’oretta basterà?

Spero di sì: ci piacerebbe conoscerti meglio.
Tanto per cominciare, se dovessi descrivermi direi che le mie caratteristiche principali sono entusiasmo, positività, creatività ed energia. Sono un vulcano di idee, non sto mai ferma!

Eri così fin da bambina?
Da piccola ero molto introversa e mi piaceva moltissimo leggere, passatempo che tutt'oggi amo molto, e amavo la storia. Nonostante tutto però sono sempre stata socievole e curiosa senza alcuna preclusione mentale. Sognavo di diventare medico, ma poi la mia mamma e il mio papà – che sono la mia guida - mi fecero riflettere puntando l’attenzione su una serie di aspetti che la professione medica comporta, soprattutto quello di stare accanto a persone che stanno male. Io sono molto, molto sensibile e mi resi conto che non avrei potuto sostenere questo ruolo con il necessario distacco. D’altra parte, ero anche molto attratta dall'arredamento e dal design, ma all'epoca questi erano settori poco riconosciuti e quindi alla fine decisi di iscrivermi alla facoltà di Economia e Commercio.

Una scelta dettata più dalla testa o dal cuore?
Un po’ tutte e due le cose. Mi piaceva quel che avevo studiato, ma fare la commercialista non era nelle mie corde e così, dopo un anno di praticantato in uno studio affermato, decisi di perfezionarmi con un Master in Business Administration a Bologna. Fu un anno bellissimo e intenso, conobbi molte persone e mi divertii tantissimo. Al termine del Master entrai nell'ambito della consulenza aziendale: anche in questo caso i miei ricordi sono straordinari.

Cosa ti ha affascinato di più?
Oltre all'attività professionale, era il clima che si respirava in quegli anni ad essere pazzesco. La società era giovane e permeata da euforia, voglia di fare, entusiasmo: tutto questo negli anni in cui si affacciava al mondo la tecnologia digitale, che avrebbe rivoluzionato il mondo.

Ma non ti sei fermata qui…
No, ricevetti un’offerta da un’altra società di consulenza aziendale, più famosa forse, ma certamente più strutturata. Anche questa fu un’esperienza molto formativa, ma ammetto che mi sentivo un po’ fuori dal coro. Un esempio? Mi fu chiesto di indossare i collant in estate, una sorta di dress code a cui mi sottrassi senza esitazione. Volevo che mi si valutasse per come ero, per la mia testa, al di là delle apparenze: pensa che la prima volta che incontrai il mio capo, che arrivava dalla Turchia, lo attesi in aeroporto con un cappotto lunghissimo a stampa maculata. Un vero schiaffo al conformismo! Ma lui era eccezionale, mi capì subito, abbiamo lavorato cinque anni insieme e oggi siamo ancora grandi amici.

Cosa accadde poi?
Viaggiavo moltissimo e avevo voglia di tornare a stare un po’ a Roma, la mia città. La mia qualità di vita era diventata una dimensione importante e quindi cambiai mestiere e dalla consulenza passai alla banca. Questa fu l’esperienza più significativa e importante della mia vita, mi trovai a lavorare con un team manageriale assolutamente fantastico, eravamo tutti molto giovani e contagiati dall'entusiasmo di una nuova holding che era quasi una “start up”. Il clima era favoloso e la coesione eccezionale. Con molte persone sono ancora amica e sono diventate parte della mia vita. Organizzavamo anche tornei di calcetto misti, con maschi e femmine, ma la cosa più simpatica era che solo a noi femminucce era consentito fare goal!

Cosa tiene tanto unite le persone?
Avere un sogno. Il sogno mobilita le persone più di ogni altra cosa.

A proposito di qualità di vita: cosa significa per te?
Occorre distinguere tra lavoro e vita privata. Per quanto riguarda il lavoro, per me è fondamentale vivere in un ambiente di persone che mi piacciono. Le aziende sono fatte di persone, che ne costituiscono il valore più autentico e non gli slogan o pezzi di carta. Condividere gli stessi valori, etica, rispetto, correttezza, per me è essenziale. Sul fronte della vita privata, dopo aver tanto lavorato per me avere un giusto equilibrio ove io riesca a ritagliarmi degli spazi per le mie passioni, i miei amici, la mia famiglia è una assoluta priorità.

© ufficio-stampa

Il mondo delle banche ha risposto a questa esigenza?
Ho fatto la mia esperienza lavorativa più lunga in uno dei più importanti istituti di credito italiani. Per un anno ho girato moltissimo con frequenti viaggi anche all’estero, attività che mi ha regalato energia e apertura mentale, poi altri dieci anni importanti e formativi, cambiando ruolo e crescendo ogni due anni: tutte esperienze che mi hanno insegnato tanto di gestione delle Reti, di processi complessi, di trasformazione. Ma alla fine ero un po’ stufa della solita quotidianità e ho accettato l’offerta di Axa, compagnia assicurativa per la quale oggi lavoro.

Il settore delle assicurazioni spesso è ritenuto un po’ triste…
Al contrario, credo sia una realtà straordinaria in cui è davvero possibile prendersi cura degli altri quando sono in condizioni di difficoltà, anche molto gravi. Si possono aiutare le persone nel profondo con un risvolto sociale molto importante: all’assicurazione ci si rivolge quando ci è capitato un incidente o una disgrazia, in alcuni casi qualcosa di doloroso. Bisognerebbe puntare a una comunicazione che evidenzi questi aspetti, che sono poi il cuore della nostra attività.

E’ il messaggio che passi al tuo team?
Amo passare del tempo con i miei collaboratori. Ritengo che il team abbia bisogno di sentirsi ascoltato, di vedere l’esempio, di essere coinvolto: ti segue se realmente ispirato. D’altra parte, io amo insegnare, è una cosa che mi piace da morire, il mio sogno nel cassetto: stare con i giovani mi regala una carica straordinaria.

E per quanto concerne le donne in azienda oggi?
Essere donna vuol dire portare la diversità in azienda. Le donne non debbono scimmiottare gli uomini, ma valorizzare le loro caratteristiche, per esempio la sensibilità e non l’aggressività. A mio avviso la futura leadership avrà nuovi modelli: non tutti i giovani vogliono fare gli amministratori delegati, ma sono piuttosto interessati a cambiare il mondo. Hanno altri codici e altre modalità.

Veniamo a qualcosa di più intimo: cosa c’è nel tuo armadio?
Di tutto! Ho un armadio enorme, ho moltissimi vestiti, scarpe e borse e anche molti tailleur, che ormai non uso più. Ho deciso che preferisco gli abiti, possibilmente stampati e coi fiori… se sono rossi poi, sono il top!