"Adesso so che tutte le fatiche, la stanchezza e la sofferenza di Fabo non sono state inutili. Questa vittoria è per lui. E' per un uomo che se n'è andato sapendo di aver tirato un pugno potente a un avversario assurdo. Il resto del match lo abbiamo vinto noi, tutti quanti assieme". Lo ha detto Valeria Imbrogno, ex compagna di dj Fabo, sul suicidio assistito. "Alla fine mi aspettavo che andasse così, era qualcosa di più di una speranza".
"Ho avuto la netta sensazione - afferma Valeria al Corriere della Sera - che fossimo finalmente arrivati al punto. Ho sempre confidato nel fatto che i giudici fossero persone illuminate. Io sono serena, da sempre".
"Ciascuno - dice ancora - libero di usare la propria coscienza come meglio crede. Il limite, però, è non imporre agli altri le sue decisioni. E' una regola semplice. Il corpo di Fabo era diventato una gabbia e lui ha vissuto in quella prigione per due anni e nove mesi, cieco, tetraplegico, con dolori inenarrabili e difficoltà crescenti ogni santo giorno. Se una persona in queste condizioni sogna di morire a casa sua trovo profondamente ingiusto che qualcun altro gli dica di no".
"E allo stesso modo - conclude Valeria Imbrogno - è stato ingiusto, finora, rischiare una condanna per aver accompagnato persone come lui a morire altrove. Se fosse qui gli direi: hai visto cosa siamo stati capaci di fare? Siamo riusciti a cambiare perfino la vita più bella del mondo".