Determinata e concentrata sul lavoro, ma anche mamma dolcissima e tenera in casa: Alberta Gervasio, friulana doc, racconta a Tgcom24 la sua storia di successo e il percorso che l'ha vista iniziare da semplice freelance nel settore della revisione contabile fino ad arrivare ai vertici aziendali ricoprendo il ruolo più importante, quello di Amministratore Delegato, in Bluenergy Group.
Buongiorno, Alberta. So che è molto impegnata: come Amministratore Delegato immagino che la sua agenda sia piena.
In effetti, il mio è un ruolo totalizzante. Lavoro almeno dodici ore al giorno… ma mi riferisco solo a quelle trascorse in ufficio, ovviamente. Poi c’è l’impegno mentale, perché non si stacca mai.
Come si arriva a essere Amministratore Delegato? Era il suo sogno nel cassetto?
No, assolutamente! Da piccola in realtà sognavo di diventare medico, mi è sempre piaciuto prendermi cura degli altri. A dire il vero, lo faccio anche adesso, ma attraverso l’azienda per cui lavoro! Subito dopo aver conseguito il diploma (sono perito aziendale), ho iniziato a lavorare; negli uffici vedevo i revisori dei conti, trovavo che facessero un lavoro interessante e iniziai a incuriosirmi. Tuttavia, per poter svolgere quell’attività la laurea era un requisito essenziale, quindi decisi di iscrivermi all’Università e di studiare economia per potermi affacciare a quel mondo professionale che mi aveva così affascinato.
Intuisco una grande motivazione.
Sì, ammetto di essere stata molto focalizzata. Dal momento che volevo essere un revisore, mentre studiavo all’università lavorai come freelance proprio nella società di revisione aziendale che poi, una volta laureata, mi assunse e mi inserì al proprio interno. Furono anni molto intensi, ma anche molto divertenti: mi piaceva moltissimo interfacciarmi con molte realtà aziendali differenti e con persone diverse, avevo quasi la sensazione di frequentare un Master, tanto fu formativo e interessante quel periodo. Feci carriera piuttosto velocemente, nel giro di pochi anni arrivai ad una posizione apicale.
Dalla consulenza all’azienda: un passaggio indolore?
È piuttosto frequente che dopo tanti anni di consulenza si acceda al mondo aziendale; tipicamente ci si inserisce all’interno di una delle società che più da vicino si conoscono. A me capitò proprio questo: fui assunta come CFO (Chief Financial Officer) da una azienda italiana leader nel mercato della produzione di mobili e di cucine, tra le più importanti non solo nel nostro Paese, ma anche in Europa. Fu un’esperienza estremamente sfidante, senza dubbio: pensi che ero l’unica donna su diciotto dirigenti, tutti uomini.
Per una donna ricoprire ruoli così importanti non deve essere facile.
Sicuramente per noi donne occorre fare un percorso di accreditamento, bisogna mostrare e far apprezzare la nostra competenza, preparazione, affidabilità. Purtroppo, le donne sono sempre viste come se fossero le segretarie di qualcuno, ma la conoscenza e la frequentazione ci restituiscono quanto ci spetta in termini di riconoscimento della nostra professionalità. Tutto questo è valso anche per me: non è discriminazione, quanto piuttosto il risultato di fattori culturali, che però si riscrivono sulla base del rapporto di fiducia e di stima che poi regola le relazioni tra le persone e a maggior ragione tra i professionisti.
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Una carriera importante la sua.
È stato un percorso che mi ha portato, dopo essermi occupata della parte più squisitamente amministrativa e finanziaria, ad assumere prima il ruolo di Vice Direttore in Bluenergy, la società di multiservizi energetici per la quale tutt'oggi lavoro, per poi passare dopo qualche anno a quello della Direzione Generale ed arrivare infine l’anno scorso a diventare Amministratore Delegato di Bluenergy Group. Si tratta di una esperienza bellissima, che mi piace e mi diverte tantissimo, ma ammetto che per raggiungere questa posizione occorre una assoluta serenità interiore.
Lavoro e famiglia: una combinazione non facile.
Non lo è affatto, ma io sono stata fortunata: ho un entourage familiare che mi supporta e mi aiuta. Ho due figli ormai adolescenti, Giacomo, di diciassette anni, e Anna, quindici, ma anche se mi sono sposata quando avevo ventotto anni, per la prima gravidanza ho atteso di aver consolidato il mio percorso professionale. Non ho mai pensato che la maternità fosse limitante, non lo è mai stata e d’altra parte ho sempre potuto contare sul sostegno di mio marito, che mi è sempre stato vicino e mi ha incoraggiato. I miei genitori, poi, sono stati e sono tutt'ora una risorsa preziosa e insostituibile perché mi hanno aiutato tantissimo con i bambini molto più e molto meglio di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi babysitter.
Quale è la sua principale caratteristica?
Sono molto determinata, ma so leggere il contesto nel quale mi trovo. Difendo il mio punto di vista, tuttavia sono disposta a cambiare rotta in funzione di quello che accade e mi si presenta. In sintesi, direi che so essere flessibile se serve, e poi sicuramente affidabile e credibile. Forse sono anche un po’ umorale ed emotiva, ma se mi capita di discutere, anche coi miei collaboratori, non lascio mai che la situazione rimanga appannata. Rifletto e so riportare le cose nell'alveo in cui debbono stare, amo fare chiarezza per poter contare su un clima positivo e disteso. Anche se sono friulana, non ho il carattere tipico di chi nasce in questa terra, decisamente chiuso e molto riservato. Una cosa è certa: mi rimproverano di posizionare sempre l’asticella troppo in alto, ma io sono fatta così.
E in famiglia?
Tanto sono forte e volitiva sul lavoro, quanto sono soccombente in casa: i miei figli dicono di me che sono dolcissima.
Ammesso che ne abbia, cosa fa nel tempo libero?
Mi piace passeggiare, godermi un po’ di silenzio e stare tranquilla: sono sempre circondata da persone e sento la necessità di staccare. Inoltre, nel fine settimana mi dedico alla famiglia: per esempio accompagno i miei ragazzi a fare sport, mi piace godermi la partita di calcio di mio figlio così come l’incontro di pallavolo di mia figlia. E’ un momento particolarmente favorevole: in questo periodo il tempo libero e la famiglia fortunatamente coincidono!