SEMPRE NEL SEGNO DEL ROCK

Bruce Springsteen compie 70 anni: il futuro del rock è diventato storia

Traguardo importante per il rocker del New Jersey che è sempre attivissimo: in arrivo un film e un nuovo album con la E Street Band

© ipa

Tanti auguri Boss. Bruce Springsteen taglia il traguardo dei 70 anni e lo fa correndo a tempo di rock. Inevitabile per un artista "Born To Run": chiusa la trionfale avventura dello spettacolo a Broadway tra musica e parole, quest'anno ha pubblicato l'album "Western Stars" mentre il 25 ottobre arriverà nei cinema il film, che ha lo stesso titolo del disco. Inoltre sta lavorando al nuovo album con la E Street Band.

Il film, diretto insieme al suo amico e fedele collaboratore Tom Zimny, è una via di mezzo tra il documentario della performance con cui, in un fienile di casa sua, ha suonato i pezzi di "Western Stars", e un visual che illustra con immagini la drammatica intensità dell'album. Ma quest'anno la musica del Boss è già stata ampiamente sui grandi schermi grazie a "Blinded By The Light", il film di Gurinder Chadha uscito questa estate, tratto dal libro autobiografico di Sarfraz Manzoor. Un film in cui tutte le vicende del protagonista sono accompagnate dalle canzoni di Springsteen che, su suggerimento di Patti Scialfa, la signora Springsteen che è un'estimatrice della Chada (regista di "Sognando Beckham"), ha concesso, senza limitazioni, le sue canzoni a questo piccolo film indipendente.

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Una perfetta esemplificazione di cosa abbia rappresentato e rappresenti il rocker americano per i suoi fan. Quel senso di comunità, di compassione, di appartenenza e condivisione che, attraverso la musica, lega i personaggi esattamente come accade nella vita reale a chi ama le canzoni di questo rocker nato nella periferia del New Jersey. Quei luoghi dove, dopo anni, il Boss è tornato a vivere. Musicalmente Bruce si è formato nei locali del Jersey Shore e della scena musicale di Asbury Park degli anni 60. E' li, durante session che finivano all'alba, che ha imparato i fondamenti del mestiere e soprattutto ha imparato a memoria lo sterminato repertorio su cui ha costruito parte della sua leggenda.

© ufficio-stampa

Ma per lui raggiungere il successo non è stato affatto facile. L'esordio discografico nel 1973, dopo un provino con il leggendario John Hammond, e l'etichetta di "nuovo Dylan", si accompagnano a due album, "Greetings From Asbury Park, N.J." e "The Wild, The Innocent and The E Street Shuffle", che, benché ricchi di perle che ancora oggi trovano spazio nei suoi concerti, vendono poco, troppo poco. E dato che il contratto è per tre album, la terza uscita è per lui quella classica del dentro o fuori. Si arriva al 1975, l'ultima chance. Se l'album va male lo aspetta un futuro da promessa mancata. All'orizzonte c'è un solo concerto. Durante le registrazioni cambia produttore, due membri della band lo abbandonano, nella E Street Band entrano il suo vecchio amico Little Steven Van Zandt, Roy Bittan e Max Weinberg. Bruce vuole un suono che ricordi il Wall of Sound di Phil Spector: sono session interminabili, estenuanti. Ma le sliding doors girano per il verso giusto e il risultato è "Born to Run", uno dei dischi più importanti della storia del rock. Non è un caso che "Born To Run" sia anche il titolo della sua autobiografia. E a questo periodo risale anche la famosa frase di Jon Landau, all'epoca critico musicale poi diventato suo manager, "ho visto il futuro del rock'n'roll: il suo nome è Bruce Springsteen". il futuro si è poi fatto storia. 

In realtà da quel momento non tutto sarà così facile. Neanche dopo l'esplosione di "Born in the Usa", l'album che gli consegna lo status di super star e una popolarità che ha raggiunto ormai i quattro angoli del mondo. Bruce è un uomo inquieto incapace di fare compromessi, di cavalcare il successo riproducendo stilemi collaudati: i suoi fan sono abituati a svolte impreviste, momenti di pausa, avventure in altri ambiti, dischi dolenti e oscuri, prove acustiche. E così "Tunnel of Love" è il disco con il quale inizia il distacco dalla E Street Band, e poi con l'inizio degli anni 90 ci sono "Human Touch" e "Lucky Town", la rappresentazione plastica di un autore che sembra aver perso le coordinate. Le ritrova con l'Oscar vinto per "Streets of Philadelphia", la canzone portante della colonna sonora del film "Philadelphia", e poi con un disco acustico di straordinaria intensità come "The Ghost of Tom Joad". Con l'apertura del nuovo millennio arriverà anche il momento della pacificazione e della reunion con la E Street Band, suggellata dall'album "The Rising". 

Pur in tutti i mutamenti c'è una cosa che ha accompagnato Springsteen in tutta la sua carriera: la sua irresistibile capacità di performer, uno dei più grandi mai apparsi su un palcoscenico. Non sbaglia chi dice che il mondo si divide tra chi ha visto il Boss dal vivo e chi no: i suoi concerti sono leggenda, un rito laico della durata minima di tre ore abbondanti (in Italia ha superato quattro ore) in cui c'è una comunione totale tra la platea e il palco. La E Street Band è una delle più entusiasmanti backing band della storia, dotata di un suono unico e dalla straordinaria capacità di dare il proprio suono a qualsiasi pezzo venga suonato. Bruce celebra questo rito con la forza di chi sa che il palcoscenico è l'unico posto in cui si senta davvero al sicuro. E per chi l'ascolta è cibo per l'anima.