Colpite le strutture di Aramco

Attacco a impianti petroliferi, i sauditi mostrano droni utilizzati: "Sono iraniani"

Secondo Riad ci sarebbe "incontestabilmente" Teheran dietro gli attacchi alle strutture di Armaco. La replica: "Loro non sanno nulla"

© -afp

Militari sauditi hanno mostrato, in una conferenza stampa a Riad, un missile da crociera e alcuni droni usati negli attacchi due strutture petrolifere di Aramco. Secondo l'Arabia Saudita, il missile e i droni sono iraniani. L'attacco era stato rivendicato dai ribelli yemeniti Houthi. Anche gli Usa avevano accusato Teheran degli attacchi, provocando la reazione del presidente Hassan Rohani che aveva risposto: "Sono loro a creare problemi in questa zona".

Attacco proveniente da Nord - Il portavoce del ministero della Difesa saudita, Turki al-Maliki, nel corso di un incontro in cui ha svelato i presunti resti di "droni" e "missili da crociera" legati agli attacchi, ha affermato che i raid contro due delle sue installazioni provenivano da "nord" e, appunto, che sarebbero stati "incontestabilmente" sostenuti dall'Iran. Il regno saudita indaga ancora sul luogo "esatto" del lancio, stando a quanto ha precisato il portavoce. "L'attacco è stato lanciato da nord ed è stato incontestabilmente sostenuto dall'Iran", ha affermato.

La replica dell'Iran: "Non sanno nulla" - Mostrando i rottami di droni e di un missile da crociera come presunte prove del coinvolgimento iraniano nell'attacco agli impianti petroliferi di Aramco, l'Arabia Saudita ha dimostrato "di non sapere nulla". Così l'Iran ha replicato alle accuse. Replica che è arrivata tramite un post su Twitter di Hesameddin Ashena, consigliere del presidente iraniano Hassan Rohani. "La conferenza stampa ha dimostrato che l'Arabia Saudita non sa nulla su dove i missili e i droni siano stati costruiti o da dove siano stati lanciati, e non ha saputo spiegare perché il sistema di difesa del Paese non sia riuscito a intercettarli", ha scritto Ashena. 

Telefonata Trump-Johnson - Nel frattempo, il presidente Usa, Donald Trump, e il primo ministro britannico, Boris Johnson, si sono consultati telefonicamente per valutare una reazione congiunta visto che Washington, così come Riad, attribuisce all'Iran le colpe dell'attacco. Downing Street ha precisato che si è parlato di "una risposta diplomatica unitaria". Johnson martedì aveva sentito Mohammed bin Salman e aveva condannato l'attacco, invocando peraltro genericamente indagini internazionali sulle responsabilità.

"Un atto di guerra" - Durissima la reazione di Stato Usa, Mike Pompeo, che ha definito "l'attacco al petrolio da parte dell'Iran un atto di guerra".