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Si taglia un dito in crociera, sviene sulle scale, batte la testa e muore 5 giorni dopo. La fidanzata: "Ritardi nei soccorsi"

Matteo Sartori, 33 anni, si era procurato una piccola ferita durante la cena. La coppia avrebbe dovuto sposarsi a breve

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"Io e Matteo stavamo per sposarci. Sono passata dall'organizzazione delle nozze a quella del suo funerale. E’ un qualcosa di inconcepibile". E' disperata, Sonia Mercato, costretta a ricordare la terribile conclusione della vacanza passata in crociera al largo delle coste albanesi con il compagno, Matteo Sartori, morto per una serie di fatalità. I due fidanzati stavano mangiando in occasione dell'ultima cena prevista dal giro in nave che avevano programmato quando Matteo, alle prese con un crostaceo, si è procurato un piccolo taglio. Subito la decisione di andare in cabina per mettere un cerotto: Matteo, però, soffriva di emofobia, alla vista del sangue rischiava l'immediato svenimento. Sulle scale della nave da crociera, sviene e batte la testa. Dopo cinque giorni drammatici, muore. E Sonia, disperata, è anche piena di rabbia: "I soccorsi sono arrivati tardi".

La vicenda ha ancora diversi contorni poco chiari. Di sicuro Matteo, cadendo, ha battuto violentemente la testa; inevitabile un vasto ematoma al cranio e la perdita di conoscenza. Assistito dal personale medico di bordo, il suo quadro clinico era apparso subito molto grave con il capitano costretto a richiedere l’intervento d’urgenza di un elicottero del soccorso albanese. Non essendoci a disposizione un mezzo idoneo per il volo notturno, la nave si è diretta verso il porto di Durazzo da dove è partita anche una motovedetta per il trasporto sanitario. Nella notte, l'arrivo a Tirana dove, una volta intubato, è rimasto in rianimazione per quasi tre giorni. Poi, il trasferimento all'ospedale Sant'Antonio di Padova con un volo che ha fatto scalo a Brescia. Sartori, giunto in Italia in condizioni ormai disperate, è deceduto 48 ore più tardi senza essersi mai ripreso.

La disperazione di Sonia è tanta. Ma (forse) non quanto la rabbia. "In Albania non hanno le attrezzature per affrontare questo tipo di emergenze. Non sono riusciti a venire a prendere Matteo con un elicottero ed è stato perso troppo tempo - le parole della donna -. Siamo stati lasciati in balia di noi stessi e del mare. Lui era una persona splendida, benvoluta e apprezzata. Da quando è successa la disgrazia non riesco più a dormire nella nostra casa e mi sono trasferita dai miei genitori. Abbiamo donato gli organi, per la data dei funerali è ancora presto".