Lʼartista giapponese alla Mostra del Cinema di Venezia.

Jo Squillo: Miwa Komatsu "INORI"

Lʼartista giapponese alla Mostra del Cinema di Venezia.

© tv-moda| ©Samina Seyed

Miwa Komatsuè una quotatissima artista contemporanea giapponese di fama internazionale. Già presente alla Biennale di Venezia con la mostra "Diversity for Peace" alle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, è stata scelta da Maria Grazia Chiuri come ambasciatrice di Christian Dior per la pace. A Venezia è stata nominata, all'interno della 76esima Mostra del Cinema, nella sezione Virtual Reality con l'opera Inori (Preghiera).
Di Miwa compisce la spiritualità straordinaria, quel legame ancestrale con il mondo dell'invisibile e dell'aldilà, che spesso noi occidentali fatichiamo a comprendere ma che, incontrandola, ci porta a riflettere.

L'artista nasce 34 anni fa a Tokyo, ma cresce a Nagano, in mezzo alle montagne. Sin da bambina Miwa ha un dono: vede nei boschi degli animali mitologici, leoni-guardiano, cani protettori, creature divine che ciaccompagnano nella nostra vita. I suoi genitori, piccoli contadini con una vita semplice, ne comprendono il talento e la fanno studiare. Perché lei, con la sua arte, con la pittura e la scultura, rende visibili al mondo questi animali invisibili.
È una predestinata.
Che tipo di bimba è stata e quando ha capito di avere un potere?
«Sin da bambina. Io vengo da una famiglia modesta. Per me era normale avere queste visioni, c'è unmondo nell'aldilà che ci protegge, c'è un legame tra noi e loro che ai più sfugge,ma che io vedo. Queste figure mitologiche altro non rappresentano che l'Universo, che ha un'anima che dobbiamo rispettare. Il mio è un messaggio di pace, di positività, di rispetto. Quello che dobbiamo a madre natura, alla nostra terra, che trattiamo male e che invece dobbiamo amare».
Cos'ha provato quando ha saputo di essere stata nominata nella sezione "Virtual Reality" del Festival di Venezia con Inori?
«Nella realizzazione di questo lavoro ho ricevuto l'aiuto di più persone con le quali c'è stata tanta comprensione reciproca e tanta passione. Sono stata nominata grazie al valore di tutte quelli che hanno lavorato con me. Sono fiera e felice di questo. Ho realizzato una performance nell'isola del Lazzaretto Vecchio a Venezia in questi giorn, e mentre 
dipingevo molti piangevano, sentivano la mia vicinanza con l'Universo e con chi non c'è più. Quell'isola ha una storia, venivano portati lì molti malati incurabili. Io ho sentito la loro presenza, ho ricevuto il loro messaggio e ho pregato perché le loro anime possano riposare in pace».
È stata scelta anche come testimonial di Christian Dior per la pace. Che effetto le fa?
«Ho saputo solo successivamente alla scelta che la Maison Dior osservava il mio lavoro da qualche anno. La sua stilista Maria Grazia Chiuri, una grande femminista, cercava delle persone belle di animo che fossero artiste, per rappresentare Dior. Sono stata candidata assieme ad altri 50 artisti influenti del mondo orientale. La Maison lo scorso anno ha scelto me. Un onore e un orgoglio. Credo che l'arte debba unire e mandare al mondo messaggi positivi, così come deve fare la moda».
Com'è stata questa esperienza a Venezia?
«Sonograta di essere qui, credo di essere stata scelta per venirci da qualcuno di questa città con cui sono connessa nell'Universo. Quindi era destino che fossi qui. Per la mia esposizione alla Biennale di quest'anno ho realizzato due opere che rappresentano i due cani leoni da guardia (Divine Spirit) che in Giappone servono per proteggere Dio, chevengono messi davanti ai cancelli. Sono un po' come il Leone di Venezia, perché queste due realtà e culture straordinarie, Oriente e Occidente, sono geograficamente lontane, ma culturalmente connesse»