La spia americana evacuata da Mosca perché considerata in pericolo imminente avrebbe giocato un ruolo chiave nella conclusione dell'intelligence Usa sul fatto che il Cremlino avesse interferito direttamente nelle presidenziali Usa del 2016. Lo scrive il Nyt, secondo cui l'informatore era fuori dell'inner circle di Putin ma lo vedeva regolarmente. Sarebbe stato lui a confermare che fu il leader del Cremlino a ordinare le interferenze nelle elezioni.
Quando la vita dell'informatore-spia fu ritenuta in pericolo, alla fine del 2016, la Cia gli propose di espatriare ma lui si rifiutò, dicendosi preoccupato per la sua famiglia. Una reazione che suscitò costernazione nell'agenzia di intelligence Usa, sollevando il sospetto che potesse essere un agente doppio.
Alcuni mesi dopo però, pressato dalla Cia, accettò, fugando ogni dubbio. Secondo la Cnn, la decisione di evacuare la spia fu motivata in parte dal timore che Trump e la sua amministrazione potessero gestire male le informazioni di intelligence. Secondo le fonti del Nyt, non c'era però alcuna prova pubblica che il tycoon avesse messo in pericolo la fonte e la spinta ad agire furono le informazioni sempre più dettagliate uscite sui media sulle fonti della Cia.
"Cremlino: la talpa della Cia non lavorava per l'ufficio di Putin" - La spia al servizio della Cia esfiltrata dagli Usa nel 2017 non lavorava per la presidenza russa. Lo ha precisato lo stesso dipartimento russo per gli affari presidenziale, come riporta l'agenzia Ria Novosti. Secondo le fonti americane che hanno dato la notizia del ritiro da Mosca dell'agente segreto, la "talpa" russa faceva parte dell'entourage presidenziale, anche se non della cerchia più stretta.