Le Regioni corrono ai ripari: in vista dell'arrivo della stagione invernale e conseguenti nuovi ceppi influenzali, gli Enti territoriali hanno deciso di aumentare il quantitativo di ordini di vaccini per i medici di base e gli ambulatori delle Asl. Una misura che vuole scongiurare il rischio di fine 2018 quando, a causa di ordini troppo scarsi per risparmiare ed evitare sprechi, le dosi andarono esaurite in molte Regioni ben prima che si concludesse la campagna vaccinale.
Corsa agli ordini - E così quest'anno il pericolo di ritrovarsi con dosi insufficienti ha fatto subito scattare la corsa agli ordini. Insieme alle Asl, e su precisa disposizione del ministero della Salute, le Regioni hanno aumentato gli ordini di tetravalente, il vaccino più completo tra quelli disponibili e anche il più richiesto da circa il 15% della popolazione che abitualmente decide di vaccinarsi.
Razionamento ed esaurimento - I buchi nella copertura dell'ultima epidemia, infatti, hanno portato a una diversa gestione delle dosi in vista della stagione invernale alle porte. Lo scorso anno si vollero evitare dosi avanzate e spreco di risorse economiche: motivo per cui alle aziende farmaceutiche non vennero commissionate abbastanza dosi. E così Campania, Sardegna ed Emilia Romagna furono prima costrette al razionamento per poi arrivare addirittura all'esaurimento dei vaccini. Con medici di base costretti a rimandare a casa anche bambini e anziani senza averli vaccinati.
Il boom del 2018 - C'è da sottolineare, comunque, che il 2018 è stato un anno particolare, con un vero e proprio boom di richieste e adesioni. Solo nella Regione Lazio, ad esempio, lo scorso anno scelsero di vaccinarsi oltre 30mila persone in più rispetto al 2017.
La copertura per medici e personale sanitario - Ma il numero di dosi ordinate o le campagne di sensibilizzaizone verso i pazienti, non sono l'unico aspetto degno di nota. Come spiegato dall'epidemiologo Luigi Lopalco al Messaggero, infatti, "il vero problema è incrementare la copertura vaccinale dei medici e del personale sanitario". Per chi opera nelle strutture itanliane, la copertura è solamente il 15% del totale, dato irrisorio rispetto alle medie europee che denota "scarsa sensibilità" e la "tendenza a sottovalutare il rischio di trasmetter el'influenza al proprio paziente", per cui sarebbe utile incentivare il ricorso all'obbligo per medici, infermieri e ostetriche, come avvene in Emilia Romagna, Puglia e Marche.