Google Stadia tra dubbi e perplessità
Il servizio di cloud gaming che Google lancerà il prossimo novembre stenta a fare breccia nel cuore degli appassionati
Torniamo indietro di un paio di settimane da oggi. È Ferragosto, stiamo aspettando la Gamescom 2019 (una delle principali fiere europee dedicate al videogioco e ai videogiocatori) e io, personalmente, ho particolare curiosità per lo Stadia Connect del 19 agosto. Lo Stadia Connect è l’appuntamento senza una cadenza precisa, un po’ sullo stile di Nintendo Direct, Inside Xbox e State of Play, con cui Google ci aggiorna delle novità riguardanti Stadia, il servizio di cloud gaming che sarà lanciato il prossimo novembre.
Chi segue con attenzione la rubrica
Pausa Caffè con Ualone qui su Mastergame, sa che guardo con particolare curiosità e – perché no? – entusiasmo all’arrivo dei servizi in streaming. Ho parlato di come potranno cambiare le nostre abitudini di videogiocatori, andando probabilmente a sostituire computer e console, ho cercato di analizzare in particolare la situazione di Google Stadia, che avrà come avversari PlayStation e Xbox, ma forse un giorno anche Amazon, e ho già sottolineato come il compito di far conoscere e capire Stadia alla gente sia tutt’altro che semplice per la grande G.
Ero quindi davvero molto curioso circa lo Stadia Connect pre-Gamescom. E oggi, a distanza di una decina di giorni dalla sua “messa in onda”, neanche mi ricordo più di cosa si sia parlato, all’interno dello show. Come mai? Semplice: perché non si è parlato di niente. C’è stata una carrellata di giochi (nel 99% dei casi multipiattaforma) che arriveranno anche su Stadia, alcuni dei quali già annunciati da tempo e altri addirittura (cosa davvero terribile per uno show che dovrebbe essere basato su novità e annunci) presentati con trailer già visti in occasioni precedenti. Sul serio, di
Borderlands
3, per esempio, non solo si sapeva già che sarebbe uscito anche per Stadia, ma è stato presentato all’interno dello Stadia Connect con un trailer disponibile già da qualche settimana.
Di
giochi
in esclusiva prodotti internamente da Google (che potevano rappresentare un forte motivo di interesse per gli scettici) neanche l’ombra. E niente ci è stato fatto pregustare neanche circa l’interfaccia del servizio, le feature di sistema, magari la già accennata integrazione con YouTube per la condivisione e lo streaming dei contenuti personali. Che, per inciso, è una delle cose che teoricamente mi eccitano di più, quando penso a Stadia, e proprio per questo vorrei saperne qualcosa in più. Ma niente, Google non ci ha raccontato proprio niente di niente.
Ora, come dicevo, ho già avuto modo di sottolineare quanto possa essere delicato il compito di Google: comunicare Stadia alle persone che usano sistemi classici come computer e console, per giocare, non è facile. Da qualche parte, però, bisognerà pur cominciare. E a questo punto non so più se spiegarmi questo strano “silenzio” solo come una comunicazione un po’ goffa (che ci potrebbe anche stare, come frutto dell’inesperienza nel campo dei videogiochi tripla A) o se non debba vederci dietro anche una scarsa convinzione, da parte della stessa Google, nelle effettive potenzialità di Stadia. Spero vivamente che la seconda ipotesi si riveli sbagliatissima, perché io in Stadia ci credo ancora tantissimo e non vedo l’ora di toccare con mano il servizio, nella quotidianità: a novembre non manca poi tantissimo, ormai.
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