"Le importava solo di Greta, ha lottato per lei. Pensava al suo futuro, non al male". Così Samuele Nascimbeni, al "Corriere della sera", descrive Glory Obibo, la donna morta a 29 anni per un cancro al seno dopo aver rifiutato cure pesanti per non rischiare di mettere in pericolo la figlia che portava in grembo. Samuele era il suo compagno. "A Greta racconterò con le parole e l'affetto la forza di Glory, ha perso una mamma straordinaria".
Galimberti ancora deve comprendere ed elaborare il dolore per la perdita della sua compagna. Per ora è attaccato al telefono di Glory che continua a squilla e lui non vuole spegnere. "Ci sono dentro le sue foto - dice -, ho paura a spegnerlo. Metti che ci sia un codice e poi perdo tutto. Fra qualvche giorno metterò quelle foto in una chiavetta, per Greta. Così vedrà quanto era bella e solare la sua mamma".
Nascimbeni ricorda il loro primo incontro, avvenuto in strada, due anni e mezzo fa. "Lei era seduta in terra e piangeva. Le ho chiesto cosa avesse, mi disse che aveva fame". Un panino al McDonald's insieme, poi l'inizio di una frequentazione che è diventata ben presto amore. Del suo passato la ragazza non amava parlare. Nigeriana, era probabilmente arrivata in Italia con un barcone, per poi girare alla ricerca di un domicilio, passando per Piacenza, Torino e infine Treviso. Dove ha trovato l'amore.
La malattia l'ha colpita proprio in quello che per lei doveva essere il momento più felice, quando era incinta di Greta. "E' stata lei a decidere di non fare una terapia più aggressiva - spiega il compagno -. Medici e mediatori cultiurali cercavano di spiegarle la gravità della situazione ma non ha cambiato idea". Irremovibile, aiutata anche dalla fede. "Aveva una fede profonda, pregava sempre".