La Procura di Vallo della Lucania ha aperto un'inchiesta per capire se ci sono stati ritardi nei soccorsi per il ritrovamento di Simon Gautier, il giovane escursionista francese scomparso l'8 agosto e ritrovato cadavere domenica sera in Cilento. "E' bene fare chiarezza e approfondire alcuni aspetti che riguardano le operazioni di soccorso", ha spiegato il procuratore Antonio Ricci. Intanto la salma del giovane è stata portata al porto di Policastro.
Simon sarebbe morto subito dopo essere precipitato e aver chiesto aiuto. Il giovane era riuscito a dare l'allarme con una telefonata al 118 in cui aveva detto di essere caduto in un crepaccio e di essersi rotto le gambe. Secondo una prima ricostruzione, anche in seguito all'esame esterno della salma, il decesso sarebbe avvenuto in poco tempo, circa 40/45 minuti. A causare la morte sarebbe stata la frattura della gamba che avrebbe rescisso l'arteria.
Recuperato il corpo - Le operazioni di recupero della salma, in località Giolandrea nel territorio comunale di San Giovanni a Piro, si sono rivelate particolarmente difficili: sono iniziate all'alba e durate diverse ore. Una volta in porto, è stata sistemata su un carro funebre per essere messa a disposizione dell'autorità giudiziaria.
La rabbia degli amici: "Si doveva fare di più" - Gli amici giunti dalla Francia, che negli ultimi giorni hanno partecipato alle ricerche, accusano i soccorsi: "Sono stati compiuti errori fin dall'inizio, da quando è partita la macchina dei soccorsi. Abbiamo tanta rabbia. Si poteva e si doveva fare di più - dicono all'unisono - e, soprattutto, quello che è stato fatto negli ultimi giorni bisognava farlo fin dal 9 agosto". Ringrazia invece per gli sforzi l'Italia il ministero degli Esteri francese.
Il 118: "Italia in ritardo su direttiva Ue" - "Se l'Italia avesse applicato la direttiva Ue recepita nel 2009, Simon Gautier sarebbe stato immediatamente geolocalizzato, soccorso in tempi rapidissimi, e forse con esiti ben diversi". La denuncia arriva dal presidente nazionale della Società italiana sistema 118, Mario Balzanelli. "Questa vicenda rende palese l'assurdo, insostenibile fatto che in Italia le Centrali Operative 118 sono ancora prive del sistema di geolocalizzazione delle chiamate d'emergenza, pur previsto dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 2009".
L'Associazione Ue per il numero unico di emergenza - E l'Associazione europea per il numero unico di emergenza (Eena) sottolinea come "questo ragazzo avrebbe potuto essere salvato se l’Italia avesse preso delle semplici misure prima". La soluzione a cui i tecnici dell'Eena fanno riferimento è la tecnologia Aml (Advanced mobile location), che permette di geolocalizzare le chiamate da rete mobile mediante sistema gps, delimitando l'utente in uno spazio molto più preciso, che può variare in media soltanto di una cinquantina di metri: "Se fosse attivato in tutta Europa, salverebbe 7.500 vite in dieci anni".