UN CULT

Compie 60 anni "Kind of Blue" di Miles Davis, il disco più venduto della storia del jazz

Veniva pubblicato il 17 agosto 1959 il capolavoro che ha segnato la storia della musica contemporanea

di Luca Freddi

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Se esiste la perfezione nella musica, la si può cogliere ascoltando "Kind of Blue" di Miles Davis. Un disco accessibile e allo stesso tempo sofisticato, figlio di una rivoluzione musicale. Registrato senza prove in due sessioni allo studio della Columbia Records di New York, arrivò nei negozi il 17 agosto 1959. Sono passati esattamente 60 anni e il lavoro più venduto della storia del jazz rimane una pietra angolare del genere, segnando profondamente la storia della musica contemporanea.

Davis nel 1959 aveva 33 anni ed era già una celebrità. I paradigmi del jazz e del sottogenere bebop (che aveva suonato con Charlie Parker) degli ultimi anni cominciavano a stargli stretti ed era anche smanioso di togliere la museruola al cool jazz che lui stesso aveva contribuito a definire con "Birth of Cool". Sognava maggiore libertà espressiva, che consentisse una maggiore esplorazione melodica: un nuovo modo di pensare all'improvvisazione.

Qualche anno prima il compositore e pianista George Russell aveva pubblicato "Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization", un libro in cui si introduceva l'idea di musica modale, più libera da impalcature troppo rigide e vincolanti (una tecnica praticata nella musica extraoccidentale basata sulla possibiltà di muoversi non seguendo sequenze di accordi ma su una tonalità principale). Su questo testo Davis basò l'idea della sua rivoluzione musicale in fieri.

Mise allora insieme cinque musicisti: Jimmy Cobb e Paul Chambers, rispettivamente alla batteria e al contrabbasso, Cannonball Adderley al sax alto e John Coltrane al sax tenore. Mentre al piano assoldò Bill Evans. I sei registrarono due session in una chiesa sconsacrata di New York, nella 30esima strada, che la Columbia aveva acquistato e attrezzato come studio di registrazione. Non avevano mai suonato insieme, alcuni non si erano mai visti prima.

Come spiega nelle note di copertina originali Bill Evans, Davis diede alla band solo alcuni bozzetti di linee melodiche su cui avrebbero dovuto improvvisare. Il disco rappresenta uno fra i momenti più geniali della musica del secolo scorso concepito e registrato nell'arco di due giorni. Una magia. Una magia che racchiude in sé un equilibrio sottile e delle idee rivoluzionarie. Uno stato di grazia collettivo in cui l'improvvisazione diventata vero e proprio componimento istantaneo e di gruppo. E l'ascolto è semplice e naturale come un bicchiere di acqua naturale ma con il sapore di uno champagne costosissimo: possiede quell'aura accessibile e al tempo stesso sofisticata che è capace di fare breccia anche nel cuore di persone che nulla sanno di quel genere musicale.

Negli anni "Kind of Blue" è stato capace di mettere tutti d'accordo, dai jazzofili puri agli appassionati di musica rock (tra l'altro Rolling Stone lo inserì nel 2003 nella classifica dei 500 migliori album di ogni tempo, al 12º posto). Le 5 tracce che compongono il disco sono tutte diventate degli standard, con centinaia di versioni successivamente incise e un numero incalcolabile di esecuzioni live.