Il 15 agosto del 1969 si faceva la storia della musica rock e i protagonisti nemmeno lo sapevano. Iniziava infatti nelle campagne di Bethel, cittadina dello Stato di New York, il festival di Woodstock. Nato come un raduno all'insegna della pace e della musica pensato per poche migliaia di persone, attirò più di mezzo milione di giovani che per tre giorni vissero 24 ore su 24 in simbiosi con la natura e con la musica.
50 anni dopo quella di Woodstock è tutt'ora una parentesi unica nel mondo della musica. Per una serie di fattori che vanno ben al di là del cast imponente di big della musica avvicendatisi su quel palco, da Sly & The Family Stone agli Who, da Joan Baez a Jimi Hendrix passando per Canned Heat, Jefferson Airplane, Joe Cocker, Santana e moltissimi altri ancora. A rendere unico quell'evento, è il senso di comunione e di rivoluzione culturale che si manifestò in una tre giorni letteralmente scoppiata nelle mani degli organizzatori rispetto alle intenzioni iniziali e, nonostante questo, assolutamente priva incidenti, tafferugli o proteste. In quella occasione si creò persino una saldatura tra la generazione della controcultura e della protesta per la guerra in Vietnam e l'esercito, intervenuto ad aiutare per eventuali soccorsi e fornitura di generi di prima necessità. Anche le difficoltà logistiche più evidenti, dalle code interminabili di macchine sull'unica stradina che portava alla location fino al mare di fango creatosi per via di alcuni acquazzoni, non turbarono l'atmosfera dell'evento. Che di momenti memorabili fu ricco. Ne abbiamo scelti 5 tra i tanti. Eccoli.
Alle 17:07 del 15 agosto Richie Havens sale sul palco aprendo il festival. Il suo è un set di quasi due ore per sette canzoni, alcune cover dei Beatles. Alla fine il pubblico però non lo lascia andare e inizia a invocare bis. E così lui improvvisa un brano il cui testo è solo la parola "Freedom", "libertà", che diventa un mantra e un inno stesso che riassume il significato del raduno.
Sale sul palco alla fine della prima giornata, con parecchie ore di ritardo sul previsto. Ore passate a scaricare la tensione assumendo alcol e droghe. Ma Janis Joplin il blues lo aveva tatuato nell'anima. E così, per quanto meno lucida di altre volte, regala un'esibizione travolgente. In particolare il trasporto con cui canta "Piece Of My Heart", ultimo brano previsto in scaletta, non può lasciare indifferenti. Tanto che nonostante le precarie condizioni fisiche è costretta a gran voce a tornare sul palco per un bis. Chiudendo alle 3 del mattino. "Forse quella notte non era al suo meglio, probabilmente per la quantità impressionante di eroina e alcol che ha consumato - ha ricordato anni dopo Pete Townshend degli Who, che suonarono dopo di lei -. Ma persino una serata no di Janis può essere incredibile".
Quando Carlos Santana si presenta a Woodstock con la sua band non è una stella di prima grandezza. Anzi, la sua presenza viene imposta dal suo manager che gestisce altri artisti più blasonati di lui. Ma quando scende dal palco è leggenda. La sua esibizione impone il latin rock di fronte al mondo. Una performance ipnotica e pischedelica. Nel vero senso della parola: pensando mancasse ancora molto prima di esibirsi, Santana si cala un acido poco prima di essere chiamato sul palco. Il risultato è una performance sotto effetto lisergico dove, dirà più tardi, vede la sua chitarra trasformarsi in un serpente di metallo e il pubblico come una massa di enormi occhi e denti fissi su di lui.
E' lui a inaugurare l'ultima giornata, salendo sul palco alle 2 del pomeriggio. Di quel set passa alla storia soprattutto la sua versione di "With A Little Help From My Friend", inizialmente non prevista. La marcetta scanzonata cantata da Ringo Starr in "Sergent Pepper's Lonely Hearts Club Band" diventa qui un intenso e commovente brano soul, dove il significato abbraccia tutto il pubblico presente: con un piccolo aiuto da un amico si possono ottenere cose impensabili.
Una conclusione leggendaria per un festival leggendario. E' lo stesso Hendrix a chiedere di essare l'ultimo a esibirsi. Quello che non può immaginare quando lo fa, è che, per i ritardi accumulati, l'esibizione, inizialmente prevista per mezzanotte, è alle 9 del mattino del lunedì, quando buona parte del pubblico ha già dovuto lasciare il festival. Ma i 200mila rimasti possono assistere a una delle pietre miliari della storia del rock. I suoni acidi, distorti e stranianti con un cui Hendrix trasfigura l'inno americano attraverso la sua Stratocaster sono il simbolo della protesta contro le politiche americane per il Vietnam e negli scontri sociali.