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Il coronavirus è fuggito da un laboratorio? Un pool di eminenti scienziati chiede chiarezza

In una lettera pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, 18 studiosi indicano che l'ipotesi di un incidente resta valida tanto quanto le altre finché non ci saranno evidenze tali da farla escludere

Coronavirus, in cinque immagini il primo ritratto dettagliato

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Cinque immagini straordinarie costituiscono il ritratto più dettagliato mai ottenuto del coronavirus Sars-Cov-2. Sono state pubblicate dall'Istituto americano per le allergie e le malattie infettive (Niaid).  Le hanno ottenute con il microscopio elettronico le ricercatrici Emmie de Wit ed Elizabeth Fischer, che lavorano nei laboratori di Hamilton, sulle Montagne rocciose. Le immagini digitali sono state poi colorate. Una delle immagini mostra le particelle del virus SarsCoV-2 responsabile della Covid-19 colorate in giallo, sulla superficie di una cellula colorata in blu e rosa. Seguono tre ritratti più ravvicinati, come uno zoom progressivo che mostra le particelle virali in giallo e in rosso sopra la parete cellulare in rosa, verde e grigio. La quinta immagine è così dettagliata da permettere di distinguere chiaramente le minuscole gobbe che emergono dalla circonferenza delle particelle del virus come una 'corona'. La somiglianza del nuovo coronavirus con quelli responsabili di Sars e Mers era attesa, ma dalle foto emerge adesso in modo sorprendente. "Le gobbe presenti sulla superficie dei coronavirus e che somigliano a una corona, sono quelle che danno il nome a questa famiglia di virus", precisano le autrici delle immagini. 

Un anno fa l'ipotesi che il virus Sars-CoV-2 fosse fuggito da un laboratorio cinese era stata bollata come complottistica, ma a distanza di mesi non sembra più così inverosimile. Tanto che un pool di scienziati in prima linea nello studio della pandemia ha chiesto, in una lettera pubblicata su Science, un'indagine "indipendente" perché al momento l'origine naturale del virus e la fuga da un laboratorio restano ipotesi ugualmente valide.

Gli autori della lettera, 18 ricercatori di alcuni dei principali enti di ricerca e università di Stati Uniti ed Europa, dall'Università di Stanford al Massachusetts Institute of Technology, compreso il più importante ricercatore a livello mondiale sul virus, sostengono che bisogna "prendere sul serio le ipotesi sugli spillover naturali e di laboratorio fino a quando non avremo dati sufficienti". Il gruppo di ricercatori, coordinato da David Relman, dal microbiologo della Stanford University, e Jesse Bloom,  virologo della Washington University, prende le mosse dal rapporto congiunto Cina-Oms pubblicato nel novembre 2020, che ha identificato l'origine del coronavirus in un virus di un pipistrello che ha raggiunto gli esseri umani attraverso un animale intermedio, mentre un incidente di laboratorio è "estremamente improbabile".

Secondo gli autori della lettera, invece, questa conclusione non è scientificamente dimostrata perché "non è stata trovata traccia di come il virus sia arrivato per la prima volta all'uomo", e l'ipotesi di un incidente di laboratorio ha ricevuto solo un'attenzione superficiale, tanto che solo poche pagine dell'intero rapporto sono dedicate all'argomento. Secondo i 18 firmatari, quindi, sono necessari ulteriori dati per arrivare a conclusioni certe e, in attesa di averli, le ipotesi di una fuoriuscita dai laboratori o di un salto di specie naturale restano entrambe valide.

Per questo i ricercatori chiedono di dare il via a una nuova indagine che sia "trasparente, oggettiva, basata sui dati, inclusiva di varie competenze, soggetta a una  supervisione indipendente e gestita in modo responsabile per ridurre al minimo l'impatto dei conflitti di interesse".

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