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Governo, Manovra subito o "tecnici" per blindare i conti: incubo Iva da fermare

Inoltre, se entro il 31 dicembre non viene approvata la legge di Bilancio - cosa assai probabile con il voto a ottobre - scatta l'esercizio provvisorio che vincola l'esecutivo a gestire solo l'ordinaria amministrazione

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Mettere al riparo i conti pubblici dalle turbolenze della politica. E, sfida assai più complicata, cercare di bloccare i 23 miliardi di aumenti Iva già stabiliti per legge, che scatteranno dal primo gennaio se non si riuscirà a trovare misure alternative. Dopo che la Lega ha dato il colpo di grazia al governo con il M5s, si moltiplicano le ipotesi per scongiurare l'esercizio provvisorio e lasciare il Paese nel caos: da un anticipo della Manovra prima del voto a una legge di Bilancio in versione ridotta, limitata alle tabelle, elaborata da un governo tecnico chiamato a gestire la transizione.

Le promesse che sfumano - Molto dipenderà da quando si consumerà, in Parlamento, la crisi, e da quando verrà fissato l'appuntamento elettorale. Di certo un cambio di governo in piena sessione di bilancio non aiuterà la già difficile messa a punto della legge che fissa entrate e uscite per il prossimo anno. Se il nodo politicamente più sensibile è quello dell'Iva, di sicuro la fine dell'esecutivo gialloverde farebbe sfumare anche le promesse di taglio delle tasse, caro ai leghisti, o di riduzione del cuneo fiscale, promosso dal Movimento 5 Stelle.

Un nuovo governo non potrebbe fermare l'aumento dell'Iva - Un nuovo governo che si formasse a ottobre-novembre avrebbe comunque poche settimane per scegliere quali spese tagliare o quali sconti fiscali cancellare per evitare che l'aliquota Iva ordinaria salga dal 22 al 25,2% e quella agevolata al 10% passi al 13%. Al Tesoro tutti i dossier sono aperti ma ancora non sono state individuate soluzioni né ci sono proposte pronte: l'obiettivo del ministro Giovanni Tria era infatti quello di arrivare a settembre con diverse opzioni tecniche da mettere sul tavolo dei due alleati per lasciare poi alla politica la scelta non solo di dove reperire le risorse ma anche di dove destinarle.

Il lavoro, insomma, non è affatto concluso e proprio per questo sarebbe altrettanto complicato immaginare un anticipo della Manovra ad agosto, pure sollecitato in queste settimane da Matteo Salvini, o comunque prima che siano sciolte le Camere. Per un nuovo governo resterebbe poi l'opzione, tecnicamente complicata da realizzare, di mettere in campo un decreto per spostare l'entrata in vigore dei rincari, magari anche solo di qualche mese, e avere il tempo di studiare un piano di spending review o di revisione delle tax expenditures. Nello scenario del governo tecnico, che si potrebbe presentare soprattutto se si andasse alle urne più avanti, oltre ai limiti sulle grandi scelte "politiche", non ci sarebbe nemmeno la forza sufficiente per contrattare con l'Europa margini di flessibilità sul deficit.

Le scadenze con l'Ue - Bruxelles, comunque, in un quadro di elezioni anticipate (e con la nuova commissione appena insediata) probabilmente potrebbe concedere a un nuovo esecutivo italiano un po' di tempo in più per presentare la bozza del bilancio. La scadenza è fissata alla metà di ottobre, mentre il disegno di legge vero e proprio va presentato alle Camere entro il 20 ottobre. Prima però andrebbe rivisto il quadro macroeconomico, con la nota di aggiornamento al Def, (entro il 27 settembre) e andrebbe anche approvato (all'appello manca ancora il voto della Camera) l'assestamento di bilancio che, insieme al decreto Salva-conti, ha consentito all'Italia di evitare la procedura di infrazione europea con una maxi-correzione da quasi 8 miliardi.

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