La spaccatura più profonda del governo M5s-Lega va in scena in Senato, con l'Aula che boccia la mozione contro la Tav dei 5 Stelle e approva quella del Pd a favore della Torino-Lione. Secondo Salvini, "qualcosa si è rotto" negli ultimi mesi. La condizione sarebbe l'uscita dal governo di Toninelli, Trenta e Costa, anche se il leader leghista smentisce. Intanto Di Maio rinvia l'assemblea dei parlamentari e Conte annulla la conferenza stampa.
Per Di Maio, il Movimento "non ha tradito". La mozione del M5s è stata bocciata con 181 no e 110 sì, mentre le altre (Pd, FI, FdI ed Emma Bonino), tutte favorevoli al progetto ferroviario, vengono approvate. "Si apre un problema politico", ha commentato il senatore Massimiliano Romeo della Lega. Con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che chiede elezioni anticipate.
Il comizio di Salvini - In serata, a Palazzo Chigi, il premier e Salvini sono stati protagonisti di un vertici "pacato e cordiale" durato circa un'ora. Subito dopo il ministro dell'Interno si è recato a Sabaudia (Latina) per tenere un comizio. "Non mi uscirà mai una parola negativa nei confronti di Di Maio o di Conte, quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto lavorando insieme", ha tenuto a precisare il leader leghista, senza però nascondere la propria "insofferenza" per i "no che non fanno andare avanti il Paese".
"O si fanno le cose o io non scaldo la poltrona" - Alla Lega "non interessa chiedere qualche poltrona o qualche ministero in più. O si possono fare le cose o si torna a far decidere il popolo. Io non sono fatto per le mezze misure: o le cose si fanno per intero, in maniera efficace e veloce, o scaldare la poltrona non fa per me", ha affermato Salvini.
Nel mirino Trenta, Toninelli e Costa - In realtà però, voci di corridoio indicano chiaramente che Salvini vorrebbe il cambio di alcuni ministri, tre su tutti: quello dei Trasporti Danilo Toninelli, quello dell'Ambiente Sergio Costa e quello della Difesa Elisabetta Trenta. Oltre a Giovanni Tria, che il vicepremier rimprovera di essere troppo arrendevole con Bruxelles.
Aria di "divorzio"? - Nel suo comizio però Salvini ribadisce che lui non guarda alle poltrone: "Non mi interessano rimpastini o rimpastoni, le idee non valgono due poltrone e se le cose non si possono più fare è inutile andare avanti. Come in un matrimonio, se si passa più tempo a insultarsi e a litigare che a fare l'amore, meglio guardarsi in faccia e prendere una decisione da persone adulte", ha proseguito il ministro dell'Interno.
Di Maio: "Qualunque cosa accada, orgoglioso del nostro no" - Dopo essersi recato a Palazzo Chigi, anche Di Maio ha commentato la vicenda tramite la sua pagina Facebook. "Qualunque sarà la conseguenza, il M5s è orgoglioso del suo 'no' a un'opera come la Torino-Lione, nata vecchia trent'anni fa e senza un futuro. Un'opera che vogliono solo Bruxelles e Macron. C'è chi pensa alla prossima cambiale e chi deve farsi carico di pensare alla prossima generazione. E' una scelta che il Movimento ha preso da tempo. E non vi rinunceremo per nulla al mondo".
Voti contrastati - Le votazioni si sono svolte poco prima di pranzo, senza che Di Maio o Salvini rilascino dichiarazioni, e da lì in poi è stato tutto un rincorrersi di voci di crisi. Il leader leghista aveva annullato gli appuntamenti del pomeriggio: niente mercato del pesce ad Anzio, niente comizi. Intanto il Pd, a sua volta attraversato da divisioni interne, aveva incalzato, con il segretario Nicola Zingaretti che ha chiesto a Conte di prendere atto di non avere più una maggioranza e di salire al Colle.
Sono cinque le mozioni messe ai voti (una, di LeU, è preclusa) e il risultato ha descritto un Parlamento pro Tav. Dopo giornate di tentennamenti e consultazioni trasversali, i due blocchi si sono consolidati a ridosso del voto: il Pd ha tagliato a tre righe il proprio dispositivo ripulendolo dagli attacchi al governo e rendendolo "votabile" per la Lega. Anche Bonino, Fratelli d'Italia e Forza Italia si sono associati, delineando il patto: i gruppi favorevoli sono pronti a schierarsi a sostegno dell'opera. C'è chi si è dissociato, come il dem Tommaso Cerno e chi come Luigi Zanda avrebbe preferito uscire dall'Aula e far emergere ancora più chiaramente l'immagine di un esecutivo diviso. Vedere accostati in un voto Lega, Pd, FdI e FI, ha detto il senatore, "non è un bello spettacolo.
Gelo in Aula tra gruppi e vicepremier - La fotografia di questa giornata è però soprattutto quella di Salvini e i suoi ministri seduti ai banchi del governo a distanza di tre poltrone da Di Maio e Toninelli. Non si sono salutati né parlati per tutto il tempo. Una separazione sottolineata ancora una volta al momento in cui il governo viene chiamato dalla presidenza del Senato a rendere i pareri sulle mozioni: si alzano in due ed è il leghista e viceministro all'Economia Massimo Garavaglia a bruciare sul tempo il collega M5s Vincenzo Santangelo. A nome della Lega invita a votare "sì" alla Tav, compiendo un contropiede al collega che è stato costretto a sottolineare che lui, sì, parla a nome del governo e che la posizione ufficiale è neutrale.
No di Toninelli, Salvini: "Io vado avanti" - Poi via alle mozioni, che in una manciata di minuti chiudono la mattinata senatoriale ma il cui esito apre la vera partita a Palazzo Chigi: non piace a Salvini il no di Toninelli alla Tav. Il vicepremier commenta: "Vado avanti sereno e tranquillo. Le loro sono critiche generiche, io continuo a lavorare per sbloccare le opere".