Le vacanze aiutano a disintossicarsi dai social? Neanche per sogno. 6 giovani su 10 dichiarano di averne incrementato l’uso, complice il maggior tempo libero. È quanto risulta da una indagine di Skuola.net, svolta su un campione di circa 1.000 studenti di età compresa tra gli 11 ed i 25 anni. L’effetto detox, invece, riguarda solo 1 su 10, che dichiara di aver sperimentato una riduzione del numero di ore passate sui social network o sui servizi di messaggistica.
Instagram sbaraglia la concorrenza
Ma su quale piattaforma di social media passano più tempo? Ovviamente su Instagram. Anche qui nessuna sorpresa, ormai da anni ha soppiantato il suo predecessore, Facebook. Oggi, infatti, i ragazzi comunicano principalmente tramite le immagini, soprattutto in vacanza, mostrando a parenti e amici i momenti della loro estate. Tra quelli che usano abitualmente i social, il 67% dei ragazzi lo preferisce a ogni altra possibilità.
Numeri che aumentano ulteriormente se si osservano le età dei rispondenti: dai 14 ai 20 anni le preferenze per questo social toccano e superano l’80% del totale. Nella fascia 10-13, dove peraltro non sarebbe ammessa l’iscrizione (almeno “ufficialmente”), Instagram rimane la piattaforma preferita anche se con meno vantaggio rispetto ad alternative come Youtube o TikTok.
Un ragazzo su 3 ha almeno un account falso
Dalla ricerca di Skuola.net, però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i Millennials e la Gen Z tengono ben segreti. Emerge infatti che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso: sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente ma solo con un fake.
Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%).
I like? Per la maggioranza dei ragazzi non sono così importanti
Forse proprio perché troppo impegnati nel soft stalking, la maggior parte dei giovani risulta poco interessata al business legato ai like: 6 ragazzi su 10 affermano di pubblicare online tutto quel che vogliono senza prestare particolare attenzione a ciò che potrebbe far ‘guadagnare’ loro più consenso.
E anche per questo il 52% del campione ritiene che il nuovo aggiornamento (sperimentale) di Instagram - che nasconde il numero di like ottenuti dai post - è qualcosa che vorrebbe fosse permanente, soprattutto perché più di 7 su 10 sono convinti che l’importanza per i cuori su Instagram sia sopravvalutata.
Cosa si nasconde dietro i "mi piace" online
Non manca tuttavia uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo 1 su 6 dichiara di non farlo mai.
Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia. Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero ad una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare.
Social e genitori: non sempre vanno d'accordo
Ma i genitori come reagiscono all’uso degli smartphone anche in estate? Spesso le vacanze si fanno con la famiglia e vedere i propri ragazzi sempre - o quasi - con i telefoni in mano può scatenare tensioni anche in riva al mare. È così per il 15% degli studenti, che ha avuto qualche discussione in più con i genitori proprio sul tema dell’uso dei social.
Mentre per un 44% le discussioni hanno avuto la solita frequenza. In alcuni casi però i genitori sembrano rassegnati (41%). Forse anche loro sono stati rapiti dal fascino della piazza virtuale.