prima udienza

Kenya, processo rapimento Silvia Romano: subito libero un indiziato

Ha potuto pagare la cauzione di circa 25mila euro, una cifra enorme da quelle parti

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E' iniziato a Malindi, in Kenya, il processo per il rapimento della cooperante italiana Silvia Romano. Subito un colpo di scena: uno dei due indiziati, Moses Luari Chende è di fatto libero, avendo pagato una cauzione equivalente a 25mila euro. Un'enormità da quelle parti, dove il salario medio sfiora i mille euro l'anno. La prima udienza si è svolta tra mille difficoltà, una su tutti la quasi impossibilità di tradurre il swahili.

Alla prima udienza, riporta Il Fatto Quotidiano, Moses Chende era presente in aula, così come l'altro uomo accusato del rapimento della cooperante italiana, Abdulla Gababa Wari. Un terzo inquisito, Ibrahim Adan Omar, sarà invece giudicato in un processo a parte che inizierà il 19 agosto.

Durante il dibattimento, sono state fatte vedere ai testimoni le due motociclette che i banditi avrebbero usato per portare via Silvia Romano dal villaggio in cui lavorava. Dovrebbero, perché c'è chi riferisce invece che sia stata rapita a spalla. In aula, riferisce il cronista de Il Fatto, non c'era alcun diplomatico italiano e nemmeno qualcuno dei carabinieri del Ros o dei servizi segreti.

La pubblica accusa è affidata a Alice Mathangani, e donna è anche il giudice, la signora Dr. Julie Oseko. L'imputato Moses, oltre ad aver pagato l'ingente cauzione, ha un legale non d'ufficio, con una parcella che dovrebbe essere piuttosto consistente. Questo fa presupporre che dietro l'esecutore materiale del rapimento ci sia qualcuno di ricco e forse importante che ora paga le spese processuali.