Blitz della polizia contro la cosca Libri di Reggio Calabria: eseguite 17 misure cautelari, 12 in carcere e 5 ai domiciliari. Tra gli arrestati ci sono il capogruppo del Pd al consiglio regionale della Calabria, Sebastiano "Seby" Romeo, e quello di FdI, Alessandro Nicolò. Effettuate anche perquisizioni e sequestri nei confronti di società e imprese. Ipotizzati i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione.
La cosca Libri, secondo l'accusa, avrebbe svolto un ruolo "centrale" in occasione delle elezioni regionali del 2014. A Seby Romeo sono stati concessi i domiciliari, mentre Nicolò (eletto con FI e poi passato in FdI) è stato portato in carcere. Tra gli indagati in libertà c'è Demetrio Naccari Carlizzi, ex consigliere regionale Pd e cognato del sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, estraneo all'inchiesta.
"Esprimiamo pieno sostegno al lavoro della magistratura in Calabria e fiducia che le indagini che coinvolgono affiliati alla cosca della 'ndrangheta Libri, e alcuni esponenti politici, condurranno nel pieno rispetto dei diritti degli indagati ad accertare la verità. Tra gli indagati vi sono anche esponenti del Pd, per i quali la commissione di garanzia ha già provveduto immediatamente alla sospensione dal partito in attesa dell'esito delle indagini". Così il segretario dem Nicola Zingaretti, che sottolinea come "sia necessario "un radicale processo di rinnovamento della classe politica calabrese".
Dall'indagine è emerso che diversi imprenditori e anche politici erano completamente al servizio della cosca. "Affermati imprenditori e politici locali e regionali - dicono gli invstigatori - erano asserviti totalmente alle volontà dei Libri in qualità di soggetti intranei o concorrenti esterni".
L'inchiesta ha inoltre accertato che nel corso degli anni i Libri hanno favorito alcuni imprenditori, apparentemente estranei a qualsiasi contesto mafioso ma in realtà coinvolti nelle dinamiche dell'organizzazione alla quale "partecipavano attivamente".
Imprenditori che, dicono ancora gli investigatori, assecondando da un lato le strategie d'investimento decise dalla cosca e ricevendo dall'altro importanti finanziamenti occulti, "hanno assunto posizioni di assoluto rilievo" nei settori di cui si occupavano. Di fatto, godevano della protezione della 'Ndrangheta e allo stesso tempo la finanziavano.