PRIMO PARERE

Il Comitato di bioetica ribadisce: "Il suicidio assistito è diverso dall'eutanasia"

La comunicazione è stata diffusa dopo l'ordinanza della Corte costituzionale sul caso di Marco Cappato. Una scheda riassume le differenze tra eutanasia, suicidio assistito e interruzione dei trattamenti

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Il Comitato nazionale per la bioetica ha reso noto il proprio parere sul suicidio medicalmente assistito, rimarcando la differenza con la pratica dell'eutanasia. La comunicazione è stata diffusa dopo l'ordinanza della Corte costituzionale sul caso di Marco Cappato e sulla sospetta illegittimità dell'art. 580 del codice penale (istigazione o aiuto al suicidio). Il Comitato ha precisato che, durante la plenaria, sono emerse "posizioni divergenti".

Sono state inoltre formulate "alcune raccomandazioni condivise", auspicando che si presti la dovuta "attenzione anche alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche", ha riferito il presidente del Comitato, il professor Lorenzo d'Avack.

Le raccomandazioni del Comitato - Gli esperti raccomandano inoltre "l'impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza" e chiedono che "sia documentata all'interno del rapporto di cura un'adeguata informazione data al paziente in merito alle possibilità di cure e palliazione". Il Comitato ritiene poi "indispensabile che sia fatto ogni sforzo per implementare l'informazione ai cittadini e ai professionisti della Sanità delle disposizioni normative riguardanti l'accesso alle cure palliative". L'auspicio è che venga "promossa un'ampia partecipazione dei cittadini alla discussione etica e giuridica sul tema e che vengano promosse la ricerca scientifica e la formazione bioetica degli operatori sanitari".

Eutanasia - Per eutanasia si intende l'infusione di un farmaco che interrompe, in maniera rapida e indolore, la vita del malato che lo richiede. A compiere il gesto di somministrare la sostanza letale è una persona terza, un sanitario che la infonde in endovena a chi ritiene di patire sofferenze eccessive a livello fisico o esistenziale. Questa è l'unica forma di eutanasia che esiste in senso proprio e per la quale si sta discutendo una legge di iniziativa popolare in Parlamento, sollecitata dalla Corte Costituzionale.

Interruzione dei trattamenti - E' un termine a volte indicato in modo improprio come eutanasia passiva, ma non ha nulla a che vedere con l'eutanasia. Si riferisce invece al diritto, costituzionalmente previsto, del rifiuto di trattamenti che possono essere anche salvavita: questo principio è alla base della legge sulle Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento). Ad esempio, il distacco del ventilatore meccanico per Piergiorgio Welby e Walter Piludu, o della nutrizione e idratazione nel caso di Eluana Englaro (la cui volontà è stata ricostruita quando lei non era più capace di intendere e volere).

Suicidio assistito - Consiste nell'aiutare un soggetto che chiede di porre fine alla propria vita, ma in cui è lui stesso ad assumere un farmaco letale. Questa possibilità è prevista in Svizzera, dove si è recato Dj Fabo, aiutato da Marco Cappato. Fabiano Antoniani, pur essendo tetraplegico, ha potuto attivare una pompa infusionale schiacciando con i denti un pulsante. In questo caso l'aiuto è consistito nel predisporre il meccanismo che ha permesso di assumere la sostanza, ma il gesto finale è rimasto suo.