"Noi sapremo sempre cosa fare, proseguendo la nostra lotta popolare per fermare quest'opera inutile ed imposta". Il movimento No Tav replica così al premier Conte che martedì ha dato il via libera alla realizzazione dell'opera. "Porteremo migliaia di No Tav fino a Chiomonte", scrivono ancora. E poi le accuse al premier e al M5s: "Avete gettato la maschera e messo fine alla manfrina del governo del cambiamento: solo scuse per tenere in piedi l'esecutivo".
"Sabato in migliaia a cantiere Chiomonte, fermarlo tocca a noi" - "La nostra lotta prosegue - dicono i No Tav -. Lo faremo come abbiamo sempre fatto mettendoci di traverso quando serve e portando le nostre ragioni in ogni luogo di questo Paese che siamo convinti stia con noi". Il comunicato emesso dal Movimento No Tav chiama a raccolta tutti gli aderenti e fissa anche i prossimi appuntamenti: "Dimostreremo fin da subito la nostra vitalità, con il festival Alta Felicità che prenderà il via giovedì portando migliaia di notav nella nostra Valle, e che porteremo tutti insieme a vedere il cantiere sabato pomeriggio! Fermarlo è possibile, fermalo tocca a noi", aggiungono.
"Non farla costerebbe di più? Scusa per mantenere in piedi governo" - "Dopo la diretta del Presidente Conte c'è finalmente chiarezza e come abbiamo sempre sostenuto: amici dalle parti del governo non ne abbiamo mai avuti. La manfrina di tutti questi mesi giunge alla parola fine e il cambiamento tanto promesso dal governo, getta anche l'ultima maschera, allineandosi a tutti i precedenti". Scrivono ancora i No Tav. Secondo il Movimento della Val Susa "è dal 2001 che risentiamo le solite parole da parte dei vari presidenti del Consiglio, e quelle oggi di Conte, anche se condite dalla 'responsabilita' del padre di famiglia', non sono altro che la solita dichiarazione di chi cambia tutto per non cambiare niente, tenendo in piedi un dibattito in questi mesi, che è sempre stato ambiguo negli atti concreti, e questo è il risultato".
"Tav è il bancomat della politica" - Per i No Tav si tratta di "una scusa per mantenere in piedi il governo e le poltrone degli eletti, sacrificando ancora una volta sull'altare degli interessi politici di pochi, il futuro di molti". "Conte fino a poco tempo fa si era detto convinto che quest'opera non serviva all'Italia perché troppo costosa per i benefici - spiegano -. Aveva letto bene l'analisi consegnatagli dalla commissione nominata, ed ora ha cambiato idea, fulminato sulla via Damasco da promesse di finanziamenti europei o da equilibri politici da mantenere? Abbiamo sempre definito il sistema TAV il bancomat della politica ed è solo di oggi la richiesta di arresto per il direttore della CMC che è il general contractor della Torino Lione. Un piccolo esempio di cosa abbia scelto il presidente Conte, altro che interessi degli italiani!", aggiunge il movimento.
"Conte e il governo responsabili di scempio" - "Per noi non cambia assolutamente nulla" fa sapere il Movimento No Tav, "perché sono 30 anni che ogni governo fa esattamente come quello attuale: annuncia il sì all'opera e aumenta il debito degli italiani facendo leva su un fantomatico interesse nazionale che non c'è e che nessuno dimostrerà mai". "Noi faremo quello che abbiamo sempre fatto - concludono i No Tav - convinti di essere dalla parte del giusto, e dalla parte di quella maggioranza del Paese che dalla Torino Lione non trarrà nessun vantaggio, ma un danno economico e ambientale, che pagheremo tutti. Conte e il governo che presiede saranno gli ennesimi responsabili di questo scempio economico, politico ed ambientale".
Conte non indietreggia: "Il governo proseguirà nell'iter" - Le parole dei No Tav non preoccupano il premier, che nel question time alla Camera conferma la posizione espressa martedì sera. "In attesa di un eventuale pronunciamento del Parlamento il governo non potrà sottrarsi agli adempimenti necessari al proseguimento dell'iter" per la realizzazione dell'Alta velocità, ribadisce il premier. Poi la precisazione: "In ogni occasione di interlocuzione con i partner francesi e le istituzioni europee ho sempre sostenuto con chiarezza la volontà dell'Italia di ridiscutere l'opera, nell'interesse del Paese, non mio personale, e dei cittadini italiani".