AI DOMICILIARI

Formigoni fuori dal carcere: "Non ho mai commesso nessun reato, in questi mesi in cella mi ha aiutato la fede"

"Rispetto la sentenza per formazione e senso delle istituzioni. Ho sbagliato a fare quelle vacanze"

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Conferma di non aver mai "compiuto reati" ma dice di aver "accettato e rispettato la sentenza dei giudici". Dopo la concessione dei domiciliari, Roberto Formigoni ammette di aver fatto un errore ("dovevo smettere di frequentare Pierangelo Daccò e il suo socio Antonio Simone quando cominciarono a occuparsi di materie di competenza regionale"), ma non di essere colpevole.

"Rispetto la sentenza" - "Ho accettato la sentenza e l'ho rispettata", dice al professore universitario che lo ospita a Milano, scrive il "Corriere della Sera". Tra le prescrizioni che deve rispettare nella detenzione ai domiciliari, concessi perché ha fatto una "revisione sulle sue condotte processuali", c'è infatti quella di non concedere interviste. Gli sono concesse due ore al giorno fuori casa e, a parte queste, uscite solo per motivi di salute. Nel carcere di Bollate l'ex governatore della Regione Lombardia era entrato il 22 febbraio, condannato a 5 anni e 10 mesi per la vicenda Maugeri, con i 6,6 milioni di euro in viaggi, yacht e una villa in Sardegna. E su quegli amici oggi ammette: "Dovevo smettere di frequentarli quando cominciarono a occuparsi di materie di competenza regionale".

"Non ho mai compiuto reati" - In questi anni di processi Formigoni non si è mai fatto interrogare e ha sempre negato ogni responsabilità. Ma oggi dice: "Ripensandoci, forse sarebbe stato meglio rispondere alle domande. Io non ho compiuto reati". Eppure dopo la sentenza si è presentato in carcere poche ore dopo. "L'ho fatto per cultura e rispetto delle istituzioni. Perché mi sento ancora un uomo delle istituzioni". E' orgoglioso della sua Lombardia, "una delle prime regioni d'Europa", dice, "e non solo nella sanità".

E, sempre confidandosi con la persona che gli ha offerto ospitalità a Milano, racconta come è riuscito ad accettare il carcere. "Mi ha aiutato la fede e l'educazione a guardare gli altri negli occhi". Intanto pensa di tornare a occuparsi di volontariato, quello che già faceva in passato al Piccolo Cottolongo Don Orione di Milano, dove intende insegnare italiano alle suore straniere che assistono anziani e disabili. E tra circa un anno chiederà probabilmente l'affidamento in prova ai servizi sociali.