Vaccini agli adolescenti, l'Italia ci prova (e 3 ragazzi su 4 sarebbero favorevoli)
Mentre negli Stati Uniti inizia la vaccinazione per la fascia 12-15 anni, in Italia il governo è pronto a cominciare subito dopo l’ok dell’Ema, atteso per metà giugno. Cosa ne pensano gli studenti? Accoglierebbero positivamente una decisione in tal senso
Vaccinare gli studenti adolescenti (dai 12 ai 15 anni) in concomitanza con l'inizio del nuovo anno scolastico o forse anche prima. L'Italia prova l'accelerazione sul piano vaccinale con l'obiettivo di rendere sicura la scuola. Presto, dunque, così come sta avvenendo negli Stati Uniti, i nostri ragazzi più giovani potrebbero beneficiare del vaccino di Pfizer-BioNTech, che ha superato tutti gli esami preparatori alla somministrazione di massa anche per i minorenni.
Vaccino agli studenti, gli Stati Uniti danno il via libera
La Food and Drug Administration, l'autorità statunitense in materia di farmaci, ha infatti autorizzato l'uso del siero Pfizer-BioNTech per la fascia d’età 12-15 anni negli Stati Uniti. Un passo importante per tutelare il diritto allo studio e consentire il ritorno alla socialità in una fascia di età fortemente penalizzata durante la pandemia. I risultati della sperimentazione sono stati molto soddisfacenti: nello studio di fase 3 condotto su 2.260 adolescenti, ci sono stati 18 casi di infezione sintomatica nel gruppo di controllo e nessuno tra i vaccinati. Il vaccino di Pfizer, inoltre, ha offerto una protezione del 100% e sollecitato una produzione di anticorpi molto decisa anche nei più giovani, raggiungendo in media livelli assai più elevati di rispetto ai partecipanti di età superiore (16-25 anni) di precedenti trial, a fronte degli stessi, lievi, effetti collaterali. E non è finita: a breve l'azienda farmaceutica partirà con gli studi clinici per la fascia di età 2-11 anni nonché per i bambini tra i 6 mesi e i 2 anni.
A luglio si potrebbe iniziare anche in Italia
L'estensione del vaccino Pfizer agli adolescenti è stata decisa qualche giorno fa anche dal Canada ed è attualmente al vaglio dell'EMA, l'Agenzia europea del farmaco: se l'approvazione dovesse arrivare in tempi rapidi - si è parlato della metà di giugno - la vaccinazione anti-Covid per questa fascia di età potrebbe essere effettuata già prima dell'inizio del prossimo anno scolastico pure in Italia. Anche se, come segnalato da alcuni organi di stampa, non sarà facile organizzare la campagna vaccinale per i più giovani in piena estate. Ma l'obiettivo è quello di estenderla il più possibile per fare in modo che il rientro a scuola possa avvenire senza problemi.
Più complessa, invece, pare la vicenda che riguarda AstraZeneca. In questo caso, proprio sfruttando il fatto che l'autorizzazione è per tutti i maggiorenni, il Ministero della Salute pensa di adottare un "modello tedesco", con l'idea, peraltro già attuata in alcune Regioni, di offrire comunque quel vaccino a chi ha meno di 60 anni: chi vuole, se c'è disponibilità, lo può fare.
I giovani? Sono pronti a vaccinarsi
Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Secondo una ricerca effettuata da Skuola.net assieme al Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università “Sapienza” di Roma - su un campione di 5313 ragazzi tra gli 11 e i 30 anni - circa il 75% si dichiara a favore del vaccino anti-Covid. Tra i restanti, comunque, il 10,1% al momento propende per il 'no' ma non esclude che, in futuro, potrebbe cambiare idea, e l'8,7% dice di non essersi ancora fatto un'opinione a riguardo. Alla fine, dunque, appena il 6,7% mostra l’assoluta intenzione di non sottoporsi al vaccino.
La principale motivazione per tale disponibilità è la consapevolezza della gravità della situazione (38%), che in molti casi hanno potuto toccare con mano attraverso le vicende di famigliari e conoscenti. Subito dopo viene la percezione che i benefici prodotti dai vari vaccini sin qui autorizzati superino di gran lunga i rischi (23%). Parecchi, però, lo farebbero soprattutto per avere una garanzia in più che i propri cari non si ammalino di Covid-19: a dirlo è il 21,5% dei favorevoli.
Interessante anche la tempistica con cui i giovani vorrebbero vaccinarsi. Poco meno della metà (47,9%) si candiderebbe non appena finita la fase di protezione delle persone più 'fragili', considerata prioritaria. Ma poco più di un terzo (35,7%) non aspetterebbe così a lungo e sarebbe pronto a farlo il prima possibile.
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