Opere senza occhi e senza naso

I quadri di Jacq, pittore senza volto

L’artista anonimo che ha trasformato le sue tele in adesivi per diffondere le sue opere in tutto il mondo si racconta a Tgcom24

© ufficio-stampa

Jacq è un pittore toscano che ritrae volti. Il suo è un nome d’arte, scelto per rimanere nel completo anonimato. Sono le sue opere ad avere identità. Ritratti di persone scelte “di pancia” in cui l’artista decide di non raffigurare occhi e naso. Ciò che importa è cogliere i particolari che contraddistinguono i soggetti, dettagli in grado di suscitare emozione nello spettatore. I suoi volti stanno facendo il giro del mondo: le opere si sono trasformate in adesivi che l’artista e i suoi sostenitori lasciano in diverse città del globo.

Perché i suoi volti non hanno né gli occhi né il naso?  
Gli occhi sono lo specchio dell’anima ma quando descrivo una persona sto più attento a come cammina, gesticola e si comporta. Voglio dare importanza all’essenza di chi dipingo. Per questo motivo scelgo i soggetti delle mie opere “di pancia”. 
 
Si spieghi meglio… 
Non esiste un criterio estetico: alle volte mi capita di vedere una persona e aver subito voglia di ritrarla, altre volte, invece, devo incontrarla in ripetute occasioni prima che scatti l’ispirazione. 
 
Cosa si nasconde dietro il nome Jacq? 
Lo utilizzavo per firmare le scritte che dipingevo sui muri della mia città quando ero più giovane. Si tratta della volontà di rimanere anonimo. 
 
Il motivo di tutto questo mistero? 
Innanzitutto non volevo associare il mio vero nome a questi lavori, avevo bisogno di staccare la parte artistica da quella professionale. È un sistema per sentirmi libero, per la mia creatività è essenziale fare un lavoro senza essere giudicato e l’unica maniera per realizzarlo è rimanere anonimo. 
 
E come fa a non cedere alla voglia di rivelarsi? 
In realtà la faccenda dell’anonimato mi è un po’ scappata di mano. A Prato, la mia città, tante persone sanno chi sono, ma ancora non me la sento di uscire allo scoperto. Io continuo a pubblicare i miei contenuti senza palesarmi: alla mia prima mostra individuale a Prato c’era il sindaco, ma io non sono andato.

Dalla tela all’adesivo. Da dove nasce l’idea? 
Volevo comunicare il mio progetto a livello globale. L’adesivo è un mezzo di condivisione molto veloce. Ho iniziato a diffonderli io stesso in tutta Europa, poi sono riuscito a coinvolgere anche le persone che apprezzano il mio lavoro. Molti si sono offerti di essere ambasciatori dei miei ritratti. Fino ad ora i Volti di Jacq hanno visitato 23 stati. 
 
Si può dire che è nato con il pennello in mano? 
In realtà il primissimo quadro che ho realizzato l’ho dimenticato e messo in soffitta. Solo dopo un po’ di anni l’ho riscoperto e ho iniziato a realizzarne altri raffigurando le persone della mia città. È così che, nel 2016, nasce il mio progetto: I volti di Prato. Poi ho capito che la realtà locale limitava la mia arte. Avevo bisogno di portare il mio modo di rappresentare le persone sulla tela in giro per l’Italia e per il mondo. È così che il progetto iniziale si è trasformato e sono nati I Volti di Jacq
 
Un sogno nel cassetto?  
Trasformare la mia passione in un vero e proprio lavoro e far conoscere la mia arte in tutto il mondo. Sarebbe una grande soddisfazione vedere le mie opere al museo Pecci di Prato. Dato che sognare non costa nulla direi anche il Tate Modern di Londra, dopo aver esposto un mio lavoro in uno spazio ufficiale della Biennale di Venezia sarebbe un bel traguardo.