Il grande pubblico lo ha conosciuto nel 2010 quando, giovane diplomato al conservatorio, entrò ad "Amici" mostrando una voce tenorile inedita per quel contesto. Ma Matteo Macchioni da quel giorno di strada ne ha fatta, guadagnandosi un posto nel mondo del teatro lirico. "A settembre debutto nel ruolo di Ferrando nel 'Così fan tutte di Mozart' - dice a Tgcom24 -. Il pop? Nei miei concerti spazio un po', l'importante è l'impegno è il lavoro".
L'impegno con il "Così fan tutte" non è affatto casuale, essendo Matteo un tenore lirico leggero belcantista che con il repertorio di Rossini, Donizetti e Mozart va a nozze. Non a caso ha appena concluso una serie di recite del "Don Giovanni", sempre di Mozart, e adesso potrà godersi un po' di vacanza in attesa di affrontare la sfida autunnale. "Per me è un debutto molto importante al Royal Danish Theatre di Copenhagen perché è la prima volta che interpreto il ruolo di Ferrando - spiega -, anche se conosco bene il teatro avendovi recitato "Il barbiere di Siviglia", che per me è un po' un cavallo di battaglia. Poter debuttare in un teatro europeo è una bellissima occasione".
Da Dresda a Lipsia, passando per Copenhagen, il Messico e il Galles, di esperienza sui palchi esteri sembri averne fatta molta.
Sì. Diciamo che il cantante lirico è quasi naturalmente portato a esportare la nostra cultura, ma non è una conditio sine qua non. Quindi il fatto di averne avuto la possibilità mi rende molto felice.
Facciamo un salto indietro nel tempo. Quando sei entrato ad "Amici" cercavi un'occasione nel mondo della musica pop o il tuo obiettivo è sempre stato quello della lirica?
All'epoca ero un giovane studente che ancora non sapeva cosa avrebbe fatto della sua vita. Ero un musicista fresco di diploma di pianoforte al conservatorio con una passione per il canto, ma non sapevo cosa avrei fatto. A scegliere per me è stato quasi il destino nei panni del maestro Daniel Oren, che mi notò e mi invitò per "L'elisir d'amore". Non avevo ancora studiato lirica.
Dopo quel debutto cosa è successo?
E' successo che è arrivata la gavetta quella vera, con lo studio, i concorsi, le masterclass di canto.
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Quando è arrivato il punto di svolta?
La mia carriera è decollata nel 2014. Da allora ho fatto 62 recite in 5 Paesi nel mondo. Sono un tenore lirico leggero belcantista, quindi il mio repertorio è ricco di opere di Rossini e Donizetti, ma non disdegno gli esperimenti, credo se ne debbano fare sempre per crescere.
Ci sono opere che vorresti interpretare ma non ne hai ancora avuta la possibilità?
Sì, sono il "Falstaff" di Giuseppe Verdi e il "Gianni Schicchi" di Puccini. Ce le ho pronte, ho cantato delle parti in alcuni recital, ma non ho mai avuto occasione di intepretarle nella loro interezza e mi piacerebbe molto.
Com'è oggi il mondo della lirica?
Si viaggia tanto, e spesso mi trovo a svegliarmi in una camera d'albergo senza ricordarmi in quale Paese o città ci troviamo. Si conoscono tantissime persone.
La carriera lirica impone più studio e fatica rispetto ad altri mondi musicali?
Io ho rispetto totale per qualunque ambito. Bisogna studiare tanto, fare il cantate d'opera è come essere un atleta, l'allenamento è fondamentale e più è duro e più dà frutti. Ma lo spirito è lo stesso che può animare un cantante pop o rock, non voglio certo mettere steccati. Tanto più che io sono giovane e sono cresciuto ascoltando quella musica.
Hai avuto modo di sentire l'ultimo vincitore di "Amici", Alberto Urso?
Sì, anche se sporadicamente perché essendo quasi sempre in viaggio di tv ne guardo poca. Ma quello che ho visto mi ha fatto un'ottima impressione.
Non hai mai avuto tentazioni di contaminazione con il pop?
Un conto è il percorso in teatro, è quello è strettamente lirico. Poi ci sono i recital, dove mi ritaglio la libertà. Nei concerti mi sento libero anche di contaminare, cantare cose di altri tipi di repertorio. Tanto più che il mio primo disco è stato un disco crossover.
La lirica oggi attira l'interesse del pubblico giovane?
A livello internazionale vedo un grande fermento e interesse. Ci sono tanti giovani che seguono la lirica e anche tanti cantanti che si affacciano ora a questo mondo.
E in Italia?
Forse si potrebbe fare qualcosa di più per farla conoscere. Trasmetterla in tv non solo alle 2 di notte o una volta all'anno per l'apertura della Scala. La lirica è cultura è andrebbe diffusa anche a livello popolare, perché quello è sempre stato il suo ambito.
Nel mondo della lirica c'è spesso un forte scontro tra chi vorrebbe mantenere un approccio classico e rigoroso nelle regie e chi crede che le opere vadano modernizzate. Da che parte stai?
Come inteprete è mio compito mettermi al 100% a disposizione di quella che è la visione del regista. Che sia classica o moderna. E' anche bello spogliarsi di alcuni preconcetti, perché questo serve a crescere. Poi se la messa in scena sarà bella o no sarà il pubblico a decidere. L'importante è il rispetto del libretto e della musica. Poi si può anche osare.
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