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Pink Floyd, 30 anni fa il concerto a Venezia tra magia e polemiche

Il 15 luglio 1989 la band si esibì su una piattaforma davanti a Piazza San Marco e in 200mila assistettero all'evento unico nel suo genere

A Venezia quel 15 luglio 1989 arrivarono in oltre 200mila. E fu un giorno memorabile, eccezionale e disastroso ad un tempo. I Pink Floyd di David Gilmour, Nick Mason e Rick Wright (Roger Waters se ne era andato da tempo) misero in scena un concerto gratuito su una piattaforma galleggiante. Un evento indimenticabile, che la città lagunare però non seppe gestire al meglio.

30 anni fa lo storico concerto dei Pink Floyd nella laguna di Venezia

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Fu un evento talmente memorabile che due anni più tardi il gruppo veneziano dei Pitura Freska ci scrisse una canzone e quel ritornello "Oi ndemo a veder i Pin Floi" divenne il loro primo successo. Il 15 luglio del 1989 i Pink Floyd di David Gilmour, Nick Mason e Rick Wright (Roger Waters se ne era andato da tempo) misero in scena uno dei loro show più memorabili di sempre su una piattaforma galleggiante nel mezzo della laguna di Venezia. Un concerto che se da una parte fu un evento eccezionale, dall'altra suscitò un vespaio di polemiche per le condizioni in cui venne lasciata la città. Arrivarono a Venezia 200mila fan del gruppo e di fronte a una simile invasione l'organizzazione fu a dir poco approssimativa, mancando transenne, bagni chimici, punti di ristoro e altro che potesse rendere l'impatto meno devastante.

I più arrivarono in treno, anche un giorno prima, e la stazione si trasformò presto in un enorme campeggio, perché in molti si accamparono lì, tra i binari e le panchine d'attesa.

Ma non fu solo la stazione a trasformarsi, l'intera città, con i suoi monumenti, le sue piazze, i suoi edifici storici, si trasfigurò. I fan continuarono ad arrivare per tutto il giorno, ininterrottamente. Un flusso continuo, che si incanalava tra calli e callette per raggiungere Piazza San Marco, le quali presto si trasformarono in un imbuto, soffocante e a tratti pericoloso.
Non c'erano transenne, né percorsi obbligati gestiti dalle forze dell’ordine.
Che Venezia stesse affrontando un evento straordinario come quello in maniera totalmente impreparata fu chiaro solo dopo. Dopo la carica della polizia, che mise in fuga centinaia e centinaia di ragazzi, che si riversano nelle stesse calli e callette da cui erano arrivati, in senso opposto però a quello che altri ragazzi stavano ancora percorrendo per raggiungere la Piazza.
Dopo, quando la città si svegliò su un cumulo di 300 tonnellate di spazzatura e i primi netturbini si fecero strada tra i ragazzi addormentati ovunque, sulle scale, dentro ai palazzi, tra le colonne.

Si persero scarpe, borse, magliette, occhiali. E credibilità. Le polemiche non si fecero attendere e l’inadeguatezza della macchina organizzativa veneziana fu rimarcata sin da subito. "Mai più così" titolarono i giornali del mattino, sottolineando il disastroso day after. Niente di nuovo sul fronte italiano, quel "mai più così" lo avevamo già sentito altre mille volte e lo avremmo risentito altrettante anche dopo. Ma per chi c'era, per chi ebbe la fortuna di ascoltare i Pink Floyd quel 15 luglio 1989, festa del Redentore, i quarantenni e cinquantenni di oggi, quel concerto fu indimenticabile e magico.

Davanti a quella zattera dove la band suonò per 90 minuti, con una scenografia naturale tra le belle del mondo, si fece un pezzo di storia della Musica, quella con la M maiuscola. Le polemiche, il vetriolo che precedette e seguì quell'evento unico, fanno parte solo del vociare indistinto e spesso sterile, che accompagna i momenti di grande euforia, a rimarcare che la realtà è altra cosa. Quella notte però, per molti fu solo sogno...

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