"Il Mep si propone di restituire alla poesia il ruolo egemone che le compete sulle altre arti e al contempo non lasciarla esclusivo appannaggio di una ristretta élite, ma di riportarla alle persone, per le strade e nelle piazze". Così recita il Manifesto dell’Emancipazione della Poesia, un circolo di poeti anonimi nato a Firenze nel 2010. In nove anni le loro rime non si sono fermate però nel luogo d’origine, ma sono state affisse ai muri di numerose città italiane, per poi valicare il confine, raggiungendo Copenaghen, Amsterdam e Parigi. Un componente della cellula fiorentina, che non vuole svelare la propria identità, porta Tgcom24 dietro le quinte del movimento.
A livello internazionale quanti poeti conta il Mep?
Non è facile dirlo, il nostro è un movimento caratterizzato anche da presenze transitorie, persone che entrano ed escono liberamente. In totale siamo circa duecento, una trentina solo a Firenze.
In quali attività siete impegnati?
Cerchiamo di mettere in atto tutte quelle azioni che portino al raggiungimento del nostro obiettivo: l’emancipazione della poesia dalla società contemporanea, che la relega ai margini delle arti, allontanandola dalla gente comune e lasciandola appannaggio di una ristretta élite. La parte essenziale del nostro operato è l’affissione di poesie sui muri delle città. È anche però importante la loro distribuzione nelle librerie e l’organizzazione di eventi, che mettano quest’arte al centro.
Le vostre poesie sono firmate solamente da una sigla alfanumerica e un timbro rosso. Perché scegliete l’anonimato?
Rientra anche questo nel nostro obiettivo principale: la poesia in questo caso deve emanciparsi dall’autore. Per troppo tempo infatti il contenuto è rimasto in secondo piano rispetto alla firma. Per fare un esempio, nel 2010, quando Mep è nato, uno dei libri di poesie più venduti era Lettere d’amore nel frigo di Luciano Ligabue. Noi condanniamo qualsiasi tipo di personalismo e vogliamo riportare le parole al centro.
Ma l’attacchinaggio in Italia è reato
Sì, è illegale da un punto di vista amministrativo ed è quindi sanzionabile. Ma non rientra nel penale, dato che il codice italiano definisce come reati soltanto l’imbrattamento e il danneggiamento dello spazio pubblico. Noi comunque cerchiamo sempre il dialogo sia con l’amministrazione comunale, sia con i cittadini. Vogliamo essere presenti, ma non invadenti.
Con quale criterio scegliete i luoghi per le vostre poesie?
Solitamente facciamo attacchinaggio sui muri sporchi, già danneggiati dal maltempo o dalla colla dei manifesti pubblicitari.
Quindi non attacchereste mai una poesia su un edificio storico?
Mai, lo recita anche il nostro manifesto: l’arte non deve coprire l’arte.
Nel vostro manifesto si legge anche che il Mep è un movimento apartitico di azione politica, cosa significa?
Come movimento rivendichiamo più spazio per la poesia nelle città, per le strade, nelle piazze. Vorremmo che le amministrazioni comunali prendessero in considerazione un’apertura in questa direzione. Anche perché, non essendo un genere redditizio dal punto di vista delle vendite, alla poesia i sistemi editoriali contemporanei chiudono spesso la porta in faccia. In realtà comunque la nostra prima missione politica è quella di scuotere le coscienze delle persone.
Perché vi sembra importante?
Alla società contemporanea serve riprovare il sentimento che solo la poesia può suscitare. Il recente bombardamento delle arti visive e figurative ha un po’ annichilito le persone, facendo loro perdere via via l’abitudine al momento introspettivo che la lettura dei versi da sempre regala.
Non siete molto presenti sui social network
Lo eravamo. Abbiamo smesso di utilizzarli quando ci siamo resi conto che il fenomeno di diffusione delle nostre poesie tramite social stava diventando un’ulteriore gabbia. Non volevamo che Mep fosse identificato solo da una bella frase da postare o condividere.
Le vostre reclute a livello internazionale scrivono solo nella loro lingua madre?
Dipende. Alcuni membri del Mep sia all’estero sia in Italia scrivono nella lingua che preferiscono, a seconda delle loro competenze.
Che cosa rappresenta la poesia per voi?
È difficile dare una risposta condivisa da tutto il movimento, proprio perché non abbiamo un manifesto poetico. Siamo un gruppo eterogeneo, ognuno si esprime secondo la sua sensibilità.