E' allarme per la musica dal vivo in Italia. A lanciarlo è Assomusica, l'associazione che riunisce gli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, secondo cui la legge Battelli appena approvata, che introduce l'obbligatorietà del biglietto nominale, non risolve il problema del secondary ticketing ma non farà altro che far lievitare i prezzi dei biglietti e creare lunghe code agli ingressi.
L'occasione per affermare con forza la propria contrarietà rispetto a una legge che, secondo i suoi avversatori, rischia di mettere pesanti paletti a un sistema che oggi produce introiti e indotto, è stata una conferenza stampa organizzata a Milano che ha visto, caso piuttosto raro, quasi tutti i promoter uniti in questa battaglia. Da Roberto De Luca di Live Nation a Maurizio Salvadori di Trident, passando per Ferdinanzo Salzano di Friends & Partners, Mimmo D'Alessandro di Di & Gi, Clemente Zard di Vivo, Andrea Pieroni di Vertigo e Francesco Cattini di International. Convitato di pietra Claudio Trotta di Barley Arts, più volte evocato pur senza nominarlo, in quanto unico promoter fuori dal coro e favorevole al biglietto nominale.
"L'entrata in vigore dal primo luglio della normativa Battelli non ha di fatto risolto nulla in quanto i biglietti per i concerti aperti dopo quella data sono già tutti nei siti di secondary ticketing " ha fatto notare il presidente di Assomusica Vincenzo Spera -. Secondo elemento importante che si unisce è che è in corso di discussione una norma sulle fondazioni lirico sinfoniche. Dentro c'è un emendamento su spettacoli viaggianti. Spera ha sottolineato come questo sia un "settore in crescita dal 2012, con un trend del 7/8% annuale, con ricadute sul territorio di grandissimo valore" e che i disagi nel dover rivendere il biglietto con procedure che comportano costi alti e tempistiche che non si possono prevedere.
Il patron di Live Nation Italia Roberto De Luca ha voluto porre l'attenzione su due punti: "I cancelli vengono aperti dopo l'ok della commissione di vigilanza e all'arrivo delle forze dell'ordine. Dovremmo fissare orari di apertura anticipati che potrebbero non essere soddisfatti per vari motivi con conseguente malumore del pubblico. E poi la musica dal vivo è entusiasmo, gioia, fantasia, improvvisazione e un pizzico di follia. Questa legge introduce burocrazia e paletti". Salzano ha paventato un problema anche sulle vendite dei biglietti: "Si abbatteranno gli acquisti molto anticipati, gli acquisti natalizi per regali, gli acquisti di pancia fatti all'apertura della messa in vendita".
"Non si comprende la ratio di un simile provvedimento - ha rincarato Salvadori di Trident -. Aggiungo solo un paio di particolari. Oggi tutti gli spazi sono monitorati negli spazi di vendita. Avendo dei biglietti numerati le abitudini del pubblico sono cambiate. Oggi se uno spettacolo inizia alle 21, alle 20 non c'è nessuno. Perché obbligare la gente a cambiare le proprie abitudini? Tutte le argomentazioni a favore di questa legge sono talmente banali e non professionali che manifestano una scarsa conoscenza del settore". Particolarmente battagliero Mimmo D'Alessandro di Di & Gi, che ha invitato alla disobbedienza civile. "Vedo gli altri calmi, io non sono calmo, sono incazzato - ha detto -. Esiste la disubbidienza civile, attuiamola. Disubbidiamo". Particolarmente duro anche Pieroni che ha posto l'accento anche sul fattore "libertà". "A una settimana dall'entrata in vigore della legge questa è già fallita perché tutti i concerti andati in vendita dopo la legge sono sui siti del secondary ticketing. E comunque io di stare in uno stato di polizia non ne ho molta voglia".
Era presente all'incontro anche il senatore del Partito democratico Roberto Rampi che, invitato a parlare, ha spiegato che in Parlamento l'obiettivo è quello di muoversi su due fronti. "Il è primo un emendamento che si propone di cancellare completamente questa follia - ha detto -. Se non la si vuole cancellare completamente c'è un altro emendamento che è una prororoga per prendersi il tempo di capire e fermare la legge".