Restauri preziosi

Citroen C6E Lictoria Sex, lʼauto di Papa Pio XI

In mostra ad Aprilia in una concessionaria Citroen

Al Salone di Parigi del 1928 Citroen presentò la sua prima vettura con motore a 6 cilindri. Fu chiamata C6 ed era una superba limousine dotata di tutti i comfort e ammirata dalla gente al suo (raro!) passaggio. Unʼauto destinata ai garage di presidenti e magnati dellʼepoca, ma un esemplare allestito in Italia arrivò in Vaticano per divenire lʼauto di Papa Pio XI.

È la storia della Citroen C6E “Lictoria Sex”, unʼauto unica, dal grandissimo valore storico. Va detto che i modelli C6 furono assemblati anche in Italia, precisamente a Milano nella storica sede di Via Gattamelata. La lettera E di C6E sta per “elargie”, la versione più lunga (7 cm) dellʼauto. Il modello in questione fu donato al Papa il 9 giugno 1930 e da allora è conservato al Padiglione delle Carrozze dei Musei Vaticani. Restaurata nel 1996, la “Lictoria Sex” papale (il nome risente dei tempi…) è esposta dallo scorso 4 luglio presso la Concessionaria Citroen Nicola Prezioso di Aprilia (Latina), uno dei tanti eventi a latere del centenario Citroen, che coinvolge anche la rete di concessionarie.

Una meraviglia, unʼauto di rappresentanza come si direbbe oggi, che lasciava sbalorditi per la sua bellezza e per la qualità delle soluzioni tecniche che proponeva. Grazie alla collaborazione dei Musei Vaticani, lʼauto sarà visibile nello showroom pontino per tutto il mese di luglio. La C6E “Lictoria Sex” fu allestita dalle maestranze della milanese SAICA, che insieme agli operai consegnarono lʼauto quel 9 giugno 1930. Erano legati al “loro” papa milanese: Achille Ratti nacque infatti a Desio nel 1857 e salì al soglio pontificio nel 1922 col nome di Pio XI. Della vettura non si fece però un grande uso, quando negli anni 90 fu sottoposta a restauro da parte di Citroen Italia, il contachilometri segnava 156.

Il perché fu presto evidente: la “Lictoria Sex” era unʼauto troppo lussuosa, appariscente. Esibiva opulenza ovunque, per gli oggetti rivestiti d’oro zecchino, i broccati lavorati a mano e gli stucchi dorati che abbellivano le parti in legno dell’abitacolo. Insomma, per un papa non andava bene… Nonostante lo scarso uso, ci vollero 4 anni per il restauro, che richiedeva il rispetto rigoroso di vari punti: conservazione dei pezzi originali, sostituzione delle parti deperite con materiale d’epoca, recupero delle cromie originarie.

Lʼabitacolo è un unicum inarrivabile, ispirato ai salotti del 700 veneziano e tutto pensato in funzione delle esigenze papali. Gli interni mostrano damasco a fiorami, velluto rosso, ricami color oro, rilievi dei legni intagliati. Per rispettare il cerimoniale pontificio cʼera il trono come seduta, il cielo e il suppedaneo, ossia una piccola pedana per appoggiare i piedi. Accanto al trono ci sono due strapuntini e in due nicchie dorate due lampade; davanti lo scrigno centrale che conservava il breviario, mentre sulla destra il quadro di comando accoglie una serie di bottoni per impartire gli ordini di marcia al guidatore, attraverso scritte luminose che appaiono sul cruscotto.

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