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Ligabue si riprende San Siro: concerto "rovente" davanti a 56mila persone

Ventidue anni dopo il primo show nello stadio milanese il rocker emiliano ha ritrovato il suo pubblico

agenzia

Ligabue torna a San Siro a ventidue anni dal debutto nello stadio milanese, e in una sera spazza via tutti i dubbi e le difficoltà incontrate all'inizio di questo "Start Tour". Di fronte a quasi 60mila spettatori il rocker di Correggio ha offerto uno show energico, con una scaletta che ha scandagliato passato e presente in un mix equilibrato e seguito passo passo dal pubblico che ha cantato e acclamato a gran voce il Liga.

Forse ci voleva proprio lo stadio italiano del rock per antonomasia per riannodare definitivamente il legame tra Ligabue e il suo pubblico. Fin dalla prima nota di " Polvere di stelle" la gente ha fatto da co-protagonista assoluto, unendosi agli alti volumi del gruppo in un rito collettivo capace di non badare nemmeno al caldo milanese asfissiante di questi giorni. Anzi, l'atmosfera è diventata così del tutto rovente, in un'accezione positiva.

Quella che ha riempito il Meazza è stata una folla intergenerazionale con molti ventenni e trentenni che si riconoscono nelle canzoni del Liga. Una scaletta equilibrata tra passato, presente e chicche si dipana in un classico rock show dove luci e visual sono un corredo emotivo, ma non didascalico, dai festoni colorati per " Ballando sul mondo" alle immagini dei social che reinterpretano il senso di " A che ora è la fine del mondo". Se lo show è impostato su un impatto decisamente forte, a livello di volumi e resa visiva, il contrasto con la sezione "a solo", dove Liga si porta al centro del campo e canta un medley acustico aperto da " Una vita da mediano", è ancora più forte.

"Un colpo all'anima" è il brano che riporta la band sul gigantesco palcoscenico, per rialzare volumi e intensità ma con la stessa voglia di esplorare i lati luminosi e oscuri delle vite di tutti, tra brani come " Happy hour" o " La cattiva compagnia". Un senso di comunanza che rende ancora più significativo il messaggio ecologista suggerito sul brano storico "Non è tempo per noi" dai visual sulla catastrofe climatica indotta dall'attività umana. A un'ora abbondante dall'inizio, il medley Rock Club porta la band nel mezzo del prato, sul palchetto al termine della seconda passerella: proposti con assetto elettrico e minimale, brani come " Vivo morto o X", " Il giorno dei giorni", " L'odore del sesso" e " I ragazzi sono in giro" ribadiscono l'attitudine prettamente chitarristica dello show. Si tratta del preludio al gran finale, l'ultimo atto dei megasuccessi da cantare a squarciagola, sfidando l'arsura. Dopo la recente " Quello che mi fa la guerra", " Niente paura" e il singolo " Certe donne brillano", arrivano infatti i pezzi che alzano ulteriormente i volumi dei cori: classici come " Ho perso le parole", " Certe notti", " Tra palco e realtà", fino ai bis " Piccola stella senza cielo" e " Urlando contro il cielo". Il ritorno a casa di Ligabue è completo.

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