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Ralph Fiennes dirige "Nureyev - The White Crow", storia di un outsider della danza

Esce al cinema il 27 giugno il film sul danzatore russo diventato leggenda. Guarda la clip esclusiva

© ufficio-stampa

Alla sua terza prova di regia Ralph Fiennes dirige "Nureyev - The White Crow", dal 27 giugno nei cinema italiani. La storia del leggendario ballerino russo, della sua innata e smisurata passione per la danza, del suo anticonformismo e del suo esplosivo talento, che lo portarono a fuggire dall'Unione Sovietica. Nei panni del danzatore Oleg Ivenko, mentre il regista si è ritagliato anche un ruolo d'attore quello di Alexander Pushkin, famoso maestro russo di ballo.

A colpire maggiormente Fiennes è stata soprattutto la storia dei primi anni di Nureyev: "La sua giovinezza a Ufa, nella Russia degli anni '40, i suoi anni da studente di danza a Leningrado – adesso San Pietroburgo – per poi arrivare alla decisione di emigrare in Occidente nel 1961. Quella storia mi è entrata dentro", racconta il regista.

Anche la produttrice Gabrielle Tana ha riconosciuto il potenziale filmico di quella particolare parte della vita di Nureyev: "È così drammatico e tocca tantissimi temi. Ha una dinamica interiore molto personale, la spinta per realizzare se stessi e la spietatezza che ne consegue. E c’è anche il contesto del divario ideologico tra est e ovest al culmine della Guerra Fredda", che aggiunge: "La sua vita era così affascinante. Era irresistibile ed eccezionale sia come persona che come artista. Ha portato la danza su un altro livello. Era una superstar".

Il film, tratto dal libro "Nureyev. La vita" di Julie Kavanagh (in libreria lo stesso giorno con La nave di Teseo), offre al pubblico la possibilità quindi di conoscere da vicino la figura del danzatore, interpretato da Oleg Ivenko, nel periodo iniziale della carriera, prima cioè che il ballerino diventasse una leggenda, quando il suo talento si stava ancora affermando. Scontroso, passionale, incline agli eccessi, egoista e spietato prima nei confronti di se stesso e poi degli altri, ma anche perfezionista fino all'ossessione e incredibilmente tenace: è questo il carattere di Nureyev che il film racconta, accanto alle radici della sua storia familiare e ai primi anni difficili della formazione, proprio per svelare ciò che ha reso il ballerino un "white crow", un outsider destinato a diventare un mito.

Ad attrarre ambedue era poi quella caratteristica di Nureyev di voler sempre catturare l'attenzione. Prima di lui lo sguardo del pubblico era principalmente rivolto verso le ballerine, i ballerini di sesso maschile effettivamente sul palco erano come delle statue, forti e belle. "C’era uno spirito in lui, qualcosa che era più forte di lui o di qualsiasi altra cosa", spiega Tana. "Era ossessionato dalla danza e ossessionato dal rendere la sua immagine sul palco la più significativa possibile. Voleva essere accattivante come le ballerine e così ha reinventato la performance maschile. È diventato molto più drammatico. Non era lì solo al servizio della ballerina. Era un attore drammatico in tutto e per tutto".

Sia Fiennes sia Tana non hanno quindi voluto fare un film biografico sulla vita di Nureyev. "Volevamo fare un film su qualcuno che fosse eccezionale e che fosse andato contro ogni convenzione", concorda Tana. "Non era una cosa consapevole, era qualcosa più forte di lui. Voleva essere il migliore in quello che faceva. Non sarebbe stato frenato o avrebbe preso ordini da nessuno".

Ecco perchè nel film l'accento è posto, oltre che sul ballerino Nureyev, anche e soprattutto sullo scandalo che produsse con la sua personalità anticonformista, sulla sua fuga/diserzione dall'Urss e sulla sua bisessualità. Il tutto in un contesto politico e sociale, quello del divario ideologico tra est e ovest al culmine della Guerra Fredda, che fu determinante per creare la leggenda, quella di un "White Crow", un corvo bianco outsider della danza mondiale.