Nei primi tre mesi del 2019 il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,9%. Lo rileva l'Istat parlando di "un marcato recupero" del reddito "grazie alla frenata dell'inflazione". Nello stesso periodo i consumi delle famiglie sono cresciuti in termini nominali dello 0,2%, frenando però su base congiunturale. La pressione fiscale è invece risultata del 38%, il dato più alto dal 2015.
L'incremento del potere d'acquisto arriva dopo due cali consecutivi e torna così a segnare un nuovo massimo dal 2012 restando però ancora sotto il picco pre-crisi, toccato nel 2007 (-5,7%).
Per quanto riguarda la pressione fiscale, l'istituto di statistica segnala un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel primo il dato mostra invece un livello più basso rispetto al resto dell'anno.
Sale la propensione al risparmio - La propensione al risparmio è stata pari all'8,4% (+0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente) a seguito di una crescita della spesa per consumi finali "nettamente più contenuta" rispetto a quella registrata per il reddito disponibile lordo (rispettivamente +0,2% e +0,9%). Il tasso di investimento delle famiglie nel primo trimestre ha raggiunto quota 6,2%, 0,2 punti percentuali più alto rispetto al trimestre precedente. La causa principale sono da ricercare nell'aumento degli investimenti fissi lordi del 3,2% e nell'incremento dello 0,9% del reddito lordo disponibile.
Deficit/Pil al 4,1%: lieve calo - Sempre nel primo trimestre del 2019, il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 4,1% e l'incidenza dell'indebitamento è "scesa lievemente" rispetto allo stesso periodo del 2018. L'Istat ricorda inoltre che il deficit mostra un andamento stagionale e che il confronto può essere compiuto solo su base annua.