Donald Trump ha annunciato sanzioni contro la Guida Suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, visto a Washington come la figura più minacciosa di Teheran e vero ostacolo a qualunque tipo di dialogo. "Non cerchiamo un conflitto, ma Teheran la deve smettere di sponsorizzare il terrorismo", è l'appello del tycoon. Sprezzante la replica del presidente Rohani: "Alla Casa Bianca sono afflitti da ritardo mentale".
Il presidente lo ha detto in diretta tv dopo che, in passato, lo stesso Khamenei aveva insultato Trump in questi termini. "Sanzioni il ministro degli Esteri in contemporanea con una richiesta di colloqui?", ha detto il presidente scagliandosi contro l'amministrazione Trump e definendo "vergognose e idiote" le sanzioni contro il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, guida suprema e comandante dei Pasdaran.
Il Cremlino: "Il drone Usa era nello spazio aereo dell'Iran" - Sull'episodio dell'abbattimento del drone, interviene il segretario alla Sicurezza russa NIkolaj Patrushe: "Informazioni di intelligence mostrano che quel drone era nello spazio aereo iraniano quando è stato abbattuto". Aprendo la Trilaterale a Gerusalemme con Israele e Usa, Patrushev aggiunge che le prove Usa di responsabilità iraniane dietro l'attacco alle navi nel Golfo di Oman "sono di qualità povera e non professionali".
Trump: "Con le sanzioni rispondiamo all'episodio del drone" - D'altra parte, se nella capitale iraniana la decisione americana viene letta come l'ennesima provocazione, per Trump è una risposta più che proporzionata all'episodio del drone Usa abbattuto dai missili delle Guardie della Rivoluzione. Quello che per un soffio non ha portato al conflitto, con l'ordine di attaccare con i raid aerei ritirato all'ultimo istante dal tycoon.
Trump: "Non voglio un conflitto" - "Queste persone vogliono spingermi in una guerra, ed è ripugnante", avrebbe confidato il presidente americano in un incontro privato parlando ai suoi più stretti consiglieri. Un colloquio riportato dal Wall Street Journal che sembra la spia di una presa di distanza del tycoon dai falchi guidati dal consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, da sempre fautore di un cambiamento di regime a Teheran.
La strategia di pressioni economiche voluta da Trump - Trump è quindi determinato a proseguire sulla strada delle sanzioni economiche e finanziarie che hanno già stremato l'economia iraniana, colpendo soprattutto le esportazioni di petrolio. Ed è convinto che alla fine questa pressione porterà la leadership della Repubblica Islamica a dialogare e a scendere a patti con l'amministrazione americana.
Di qui i recenti e ripetuti appelli di Trump per un incontro, con il segretario di Stato Mike Pompeo che ha spiegato come gli Usa siano disponibili ad avviare un negoziato senza precondizioni. Anche se nell'ennesimo tweet Trump ha ribadito i paletti per avviare una discussione: l'Iran deve rinunciare al suo sogno della bomba atomica e deve smetterla di sostenere il terrorismo. "Non cerchiamo un conflitto e ci piacerebbe essere in grado di siglare un nuovo accordo", ha affermato il presidente americano nel firmare le nuove sanzioni.
Sanzioni contro l'ayatollah e il ministro degli Esteri - Queste ultime riguardano l'ayatollah Khamenei, accusato di essere il responsabile della condotta ostile dell'Iran, ma in generale sono rivolte all'intera leadership iraniana, a cui sarà impedito - ha spiegato il segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin - di accedere ai servizi finanziari che rientrano nella giurisdizione americana. Ed entro la fine della settimana, ha aggiunto Mnuchin, ad essere raggiunto da sanzioni specifiche potrebbe essere il ministro degli Esteri Javad Zarif.
L'attacco informatico e la reazione di Teheran - Intanto resta alta la tensione dopo che gli Usa hanno sferrato contro la Repubblica Islamica un massiccio cyber attacco per colpire il sistema missilistico e dei radar delle forze armate di Teheran. Dalla capitale iraniana negano che l'offensiva abbia prodotto dei risultati e minacciano l'abbattimento di altri droni: "Nessuno degli attacchi ha avuto successo", ha assicurato il ministro delle Telecomunicazioni iraniano, spiegando come l'arma più usata dagli Usa sia Stuxnet, un virus informatico di sospetta produzione israeliana e americana che ha danneggiato in passato impianti nucleari di Teheran.
"Non mi serve il via libera del Congresso" - "Non ho bisogno dell'approvazione del Congresso per un attacco all'Iran", ha inoltre affermato il presidente americano Donald Trump che, in un'intervista a The Hill, spiega: "Mi piace l'idea di avere il Congresso a fianco" ma non serve la sua autorizzazione a procedere in caso di attacco. Un via libera che invece secondo la speaker della Camera, Nancy Pelosi, è necessario. "Sono in disaccordo", dice secco Trump.