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Migranti, l'Italia in pressing sull'Europa ma ancora nessuna risposta

Bruxelles punta a ridurre le partenze dalle coste africane e a redistribuire solo le persone salvate in mare. Il ministro delle Infrastrutture Giovannini: "Mai porti chiusi"

Ansa

L'Italia in pressing sull'Europa per ottenere una risposta concreta e solidale per ricollocare i migranti che sbarcano sulle nostre coste. La Commissione Ue, però, lavora per coordinare i ricollocamenti esclusivamente delle persone salvate in mare, ma non per quelle sbarcate con propri mezzi in Italia. Dal 2018 solo 1.273 migranti sono stati trasferiti dall'Italia ad altri Stati Ue, a fronte degli oltre 80mila sbarcati. 

Le richieste dell'Italia - Il pressing dell’Italia per avere, soprattutto in vista dell’estate, una strategia efficace per frenare le partenze dei migranti dalle coste africane non ha ricevuto risposte da parte dell’Europa. Così come la richiesta di disponibilità ad accogliere quote di chi arriva via mare tramite una equa redistribuzione che preveda l’attivazione di meccanismi di solidarietà.

La visione di Bruxelles - Il punto di vista europeo è semplice: evitare le partenze all’origine. Lavorare su questo per non dover poi organizzare missioni di salvataggio in mare, come ha spiegato il commissario agli Affari interni, Ylva Johansson: l’obiettivo, per quanto difficilmente attuabile in tempi brevi, è migliorare “le condizioni di vita e la protezione delle persone che ad esempio si trovano in Libia”, ma anche “lottare contro i trafficanti e continuare a sostenere i rimpatri volontari verso i Paesi di origine”.

Il punto sulla redistribuzione - Anche sulla redistribuzione resta una certa distanza tra l'Italia e l'Ue visti i numeri poco significativi di migranti accolti da altri Stati membri rispetto al numero di coloro che sono sbarcati sulle nostre coste. A parte il sostegno europeo, finora assai blando, il governo è consapevole che l'estate si preannuncia difficile, considerando che tra 50mila e 70mila profughi si trovano nelle aree costiere tra Tripoli e il confine tunisino, pronte a partire. 

Giovannini: "Mai porti chiusi" - Se la maggioranza dovrà trovare una sintesi tra le diverse opinioni dei partiti sul tema migranti, il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, si è espresso chiaramente in un'intervista a la Stampa: "Ci sono chiare norme vigenti, ancora più importanti da rispettare in epoca di Covid. Bisogna salvare le persone e metterle in sicurezza dal punto di vista sanitario. Ma ci sarà una sintesi politica complessiva, che spetta al presidente Draghi e al governo nella sua collegialità". Secondo Giovannini salvare vite umane in mare "non è in discussione" e anzi "è la prima cosa da fare. Poi certo serve un'azione diplomatica, un coordinamento europeo, considerando le diverse variabili nei Paesi di partenza dei migranti e azioni sul nostro territorio", ha concluso.

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