"Con il decreto Crescita formulato così diventerebbe impossibile gestire gli impianti di Taranto". A lanciare l'allarme è Arcelor Mittal, che mette in guardia il governo. In particolare per il gruppo che ha rilevato l'Ilva a mettere a rischio gli sforzi in corso sono le norme "che cancellano le tutele legali esistenti, quando Arcelor Mittal ha accettato di investire su Taranto". La replica del Mise: "Erano stati informati da febbraio".
Secondo Arcelor Mittal, "se il decreto dovesse essere approvato nella sua formulazione attuale, la disposizione relativa allo stabilimento di Taranto pregiudicherebbe, per chiunque, Arcelor Mittal compresa, la capacità di gestire l'impianto mentre si attua il Piano ambientale richiesto dal governo e datato settembre 2017".
Ma è il mantenimento delle tutele a rappresentare lo scoglio principale, insiste il gruppo dell'acciaio, tutele che rimangono necessarie fino al completamento del piano ambientale "per evitare di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno causato". Per questo la società si dichiara comunque "fiduciosa che venga ripristinata la certezza del diritto nell'interesse dell'intero contesto economico italiano e degli stakeholders", permettendole di continuare a gestire lo stabilimento e completare il piano di riqualificazione ambientale.
La replica del Mise - La risposta dell'esecutivo non tarda comunque ad arrivare, nel segno dello stupore. "Sorprende la comunicazione diffusa dalla società Arcelor Mittal, visto che la medesima era stata informata già a febbraio 2019 degli sviluppi circa la possibile revoca dell'immunità penale introdotta nel decreto Crescita", scrive in una nota il ministero dello Sviluppo economico, precisando che aver spiegato al gestore che "si sarebbe individuata una soluzione equilibrata volta alla salvaguardia dello stabilimento e dell'indotto occupazionale, nonché al rispetto, ovviamente, delle decisioni adottate dai giudici". Lo stesso ministero e il governo, conclude il comunicato, "sono al lavoro affinché l'azienda continui ad operare nel rispetto dei parametri ambientali".
Il nuovo allarme lanciato da Arcelor Mittal arriva a pochi giorni da un incontro con i sindacati in cui si è discusso del futuro dell'impianto di Taranto che resta difficile e che ha portato al ricorso in via temporanea alla cassa integrazione per 1.400 dipendenti per 13 settimane. Una scelta che le parti sociali condividono ma che vorrebbero di portata limitata, motivo per cui hanno chiesto all'azienda di verificare "eventuali condizioni per evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali".