"Ormai mi viene attribuito di tutto. Apprendo dai giornali che, addirittura, avrei ordito un piano per chiudere il caso Consip". Lo ha affermato l'ex presidente Anm Luca Palamara, precisando: "Troppo facile constatare che, al momento della conversazione, il caso Consip era già stato definito con richiesta di rinvio a giudizio e fissazione di udienza preliminare. Nulla quindi avrei potuto fare con qualunque procuratore fosse stato nominato".
"Il mio discorso (trapelato dalle intercettazioni, ndr) era chiaramente ipotetico e riferito al passato, tanto è vero che riguarda il commento della vicenda Scafarto già ampiamente valutata dalla Procura di Roma", ha concluso.
Il pm romano è indagato per corruzione e secondo la Procura di Perugia insieme a Luca Lotti (ex sottosegretario Pd) , Cosimo Ferri (ex magistrato ora deputato del Pd) e altri membri del Csm avrebbe orchestrato un piano per manipolare la scelta delle nomine dei procuratori capi. Gli indagati avrebbero anche ordito per chiudere il caso Consip, l'inchiesta che coinvolge i genitori dell'ex segretario dem Matteo Renzi.
Ermini: "Con Palamara, Ferri e Lotti mai parlato di nomine" - Sul caso è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini. Il suo nome è emerso in un'intercettazione registrata durante un incontro tra i tessitori del piano per le nomine, ma il magistrato ha allontanato ogni ombra smentendo "in modo fermo di aver partecipato a incontri con Palamara, Ferri e Lotti riguardanti le nomine di alcuni procuratori. Ribadisco che dal giorno della mia elezione il mio unico e costante punto di riferimento è sempre stato il presidente della Repubblica".
Ermini ha spiegato che "l'incontro di cui si parla in un articolo pubblicato su un quotidiano si riferisce all'ottobre 2018, al periodo della mia elezione a vicepresidente del Csm quando ho avuto contatti con tutte le componenti della magistratura, compresi Ferri e Palamara, rappresentanti di Magistratura Indipendente e di Unicost, che, non è certo un mistero, hanno appoggiato la mia candidatura. Ma, ribadisco, non ho partecipato a vertici con quelle persone per parlare di nomine. Del resto, i toni e le espressioni che costoro usano nei miei confronti nelle intercettazioni sono la prova che mi consideravano un ostacolo per il raggiungimento dei loro piani".
Legnini: "Mattarella non è mai intervenuto sulle nomine" - "Nei quattro anni di mia vicepresidenza del Csm", il presidente della Repubblica Sergio Mattarella "non è mai intervenuto sulle nomine dei magistrati ai vertici degli uffici giudiziari". E' quanto dichiara l'ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, aggiungendo che il Capo dello Stato "ha sempre garantito l'autonomia del Csm e dei suoi organi, limitandosi a fornire indirizzi generali sul rispetto delle procedure".