Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui "ha sentito il bisogno di rappresentare la sua preoccupazione" dopo le vicende che hanno investito il Csm. Nell'incontro, fa sapere il ministero, Bonafede ha "parlato dell'importanza di una reazione, di un piano di riforme, su cui le istituzioni siano compatte".
La posizione di Bonafede è quella del governo, che dopo settimane di scontri ritrova l'unità nell'invocare la riforma del Csm. Sulla vicenda il vicepremier Salvini si è detto "sicuro" che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella "dirà o farà qualcosa", "visto che è il supremo garante" dell'organo di autogoverno della magistratura.
Resta da capire in che modo sarà strutturato l'intervento. L'ipotesi è quella di rivedere il sistema elettorale del Consiglio, come tra l'altro già scritto nel contratto di governo. "Il Csm - si legge nel capitolo dedicato alla Giustizia - deve operare in maniera quanto più indipendente da influenze politiche di potere interne o esterne. Sarà pertanto opportuno operare una revisione del sistema di elezione" affinché si rimuovano "le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all'organo di autogoverno della magistratura".
Bonafede parla di introdurre criteri "obiettivi e che premino il merito". Secondo i deputati Cinquestelle in commissione Giustizia della Camera si "inizierà presto a lavorare" alla riforma. E anche la Lega, probabilmente già martedì in un incontro tra il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone e il ministro della P.A Giulia Bongiorno, tornerà a riprendere in mano il pacchetto giustizia dopo la pausa dovuta alle elezioni europee e ballottaggi. Sul tavolo non c'è solo la riforma del Csm, ma anche quella del processo penale, che è il vero nodo centrale di tutta la questione, soprattutto in vista dell'entrata in vigore il 1 gennaio 2020 del blocco della prescrizione dopo il primo grado.