ArcelorMittal Italia annuncia che ricorrerà temporaneamente alla cassa integrazione guadagni ordinaria per i lavoratori dell'ex Ilva "a causa della grave crisi di mercato". Il provvedimento interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. "E' una decisione difficile, ma si tratta di misure temporanee. L'acciaio è un mercato ciclico", afferma l'a.d. dell'azienda, Matthieu Jehl.
Situazione del mercato critica in tutta Europa - L'azienda si è già messa in contatto con i sindacati per informarli di questa operazione. Motivando la dolorosa decisione, l'amministratore delegato ha sottolineato che la situazione del mercato è attualmente critica in tutta Europa.
Il 6 maggio ArcelorMittal aveva manifestato l'intenzione di tagliare temporaneamente la produzione di acciaio in Europa con una riduzione di 3 milioni di tonnellate annue. Nello specifico era stata annunciata la sospensione della produzione degli stabilimenti di Cracovia in Polonia, la riduzione nelle Asturie in Spagna e il blocco dell'aumento della produzione dell'ex Ilva di Taranto che ArcelorMittal Italia contava di portare a 6 milioni di tonnellate nel 2020.
Via alla Cig dal primo luglio - La misura della cassa integrazione prenderà il via dal primo luglio per 13 settimane. Nel documento consegnato ai sindacati da Annalisa Pasquini e Cosimo Liurgo di ArceloMittal Italia si legge: "Allo stato, è ipotizzabile una ripresa del mercato e della domanda a valle di detto periodo, fatta salva la verifica della necessità di eventuale proroga ai sensi della vigente normativa".
Settore in calo del 10% - L'azienda conferma ora le "critiche condizioni del mercato. Un mix di fattori - spiega - sta penalizzando l'intero settore dell'acciaio europeo che soffre una situazione economica peggiorata sempre più negli ultimi mesi. Tutti gli indicatori evidenziano un forte rallentamento del mercato e non solo nel settore automotive, attualmente in calo del 10%".
L'azienda sottolinea poi che il settore siderurgico "ha registrato un progressivo rallentamento a partire dal primo trimestre di quest'anno, in particolare, in riferimento ai prodotti siderurgici da coils. Ad oggi si registra un'importante riduzione del consumo di acciaio a livello europeo e anche italiano, che ha determinato un progressivo minor carico di ordini e, quindi, di lavoro".
In base all'accordo sindacale dell'8 settembre 2018, l'azienda ha assunto 10.700 persone (8.200 a Taranto), mentre 2.586 dichiarate in esubero sono rimaste in capo all'Ilva in amministrazione straordinaria in Cigs a zero ore (ma circa mille hanno accettato l'esodo incentivato). Ora Arcelor Mittal fa presente che "accanto alla riduzione della domanda di acciaio in Italia si è registrato un aumento senza precedenti delle importazioni da Paesi terzi: nei primi quattro mesi del 2019 le importazioni di prodotti da coils e lamiere sono aumentate del 51% rispetto allo stesso periodo del 2018 (anno quest'ultimo già di per sè record per importazioni da Paesi Terzi). Inoltre, tale contesto sopravviene a un periodo in cui le scorte a magazzino sono aumentate ben oltre i livelli standard di giacenza".
"Rispetteremo il piano industriale" - Ad aggravare la situazione, evidenzia l'azienda, "le deboli misure di salvaguardia per le importazioni di acciaio adottate dalla Commissione Ue, che ci rendono vulnerabili in un momento in cui i prezzi dell'acciaio sono bassi, i costi energetici elevati e i costi delle materie prime in continuo aumento". Nonostante questo "scenario molto critico - conclude l'azienda - ArcelorMittal Italia conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, con un investimento da più di 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d'Europa".