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Trentacinque anni fa usciva "Born In The Usa": 10 curiosità sull'album che ha consacrato Bruce Springsteen

dal-web

Il 4 giugno del 1984 usciva "Born In The Usa", l'album che avrebbe cambiato la carriera di Bruce Springsteen trasformandolo da rocker di successo a vera e propria superstar internazionale. Con i suoi 7 singoli entrati tutti nella top 10 di Billboard e 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo è il maggior successo commerciale del rocker statunitense. Ecco 10 cose che devi sapere di questa pietra miliare del rock.

"Born In The Usa": 10 cose da sapere sull'album più famoso di Bruce Springsteen

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L'iconica copertina che raffigura il sedere di Springsteen con il cappellino infilato nella tasca dei jeans e la bandiera americana sullo sfondo ha una firma illustre: la foto fu infatti scattata da Annie Leibowitz
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"Born in The Usa" è il frutto di un periodo di grande ispirazione. Le 12 canzoni finali furono scelte infatti tra più di 70 scritte e incise tra il 1982 e i primi mesi del 1984. Tra quelle escluse (molte delle quali poi pubblicate in "Tracks" nel 1998) alcune sono state portate al successo da altri, come "Pink Cadillac" da Natalie Cole) o riscoperte dallo stesso Bruce, come "My Love Will Not Let You Down", suonata spesso nei concerti.
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Buona parte del successo dell'album si deve alla spinta di "Dancing In The Dark", singolo dal grande appeal radiofonico e commerciale. La canzone fu l'ultima a essere composta. Fondamentale anche il video, diretto dal regista Brian De Palma e con una giovanissima Courtney Cox, futura stella di "Friends", nei panni della fan che balla con Bruce. Da quel momento Springsteen nei suoi concerti, alla fine della canzone, avrebbe sempre fatto salire una fan sul palco con lui.
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Batteria potente, incedere travolgente e ritornello urlato. La conosciamo così la title track dell'album. Ma in realtà "Born In The Usa" venne scritta nel 1982 durante le session per "Nebraska", e pensata in una versione acustica. La demo di quella versione la si può ascoltare in "Tracks"
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"Cover Me" fu inizialmente scritta per Donna Summer. Fu il manager di Bruce, Jon Landau, a convincerlo a tenerla per sé e inserirla nell'album. Alla fine divenne uno dei 7 singoli di successo e un classico suonato ancora oggi nei concerti.
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La bandiera americana della copertina e il titolo del disco hanno tratto in inganno per anni molte persone che hanno scambiato il lavoro come un'affermazione di patriottismo. Tra queste anche il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, che in discorso durante la campagna elettorale azzarda un endorsement indiretto del rocker di Freehiold. Che qualche giorno dopo lo smentisce pubblicamente durante un concerto.
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"Born in The Usa" segnò la fine del sodalizio con il chitarrista Steve Van Zandt (Little Steven) dopo 20 anni insieme. Terminate le session dell'album Little Steven lasciò la E Street Band per dedicarsi alla sua carriera solista, sostituito da Nils Lofgren. Non si interruppe però il rapporto di amicizia con Springsteen: nel corso del tour di "Born In The Usa" fece alcune ospitate, per poi tornare in pianta stabile nella E Street Band nel 1995
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Il video di "Glory Days" fu girato nel Maxwell's di Hoboken, un locale mitico al pari del CBGB di New York. I baristi che si vedono nel video sono quelli del locale. Ha chiuso definitivamente i battenti nel febbraio del 2018
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La copertina del singolo "My Hometwon" raffigura Springsteen sul retro della sua casa natale a Freehold, nel New Jersey. La casa ancora oggi è meta di pellegrinaggio da parte dei fan più devoti
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Il video di "I'm On Fire" si discosta dagli altri, in quanto non rappresenta un'esibizione dal vivo ma una vera e propria storia nella quale Bruce interpreta un meccanico alle prese con una affascinante cliente. Vinse l'Mtv Video Music Award per miglior video di un artista uomo.

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