Nissan, insieme ad Enel X e RSE (ente pubblico di Ricerca Sistema Energetico), ha messo in atto la prima sperimentazione nazionale, del sistema “Vehicle to grid”, che consente all’auto, collegata tramite speciali prese V2G, di incamerare, ma anche cedere energia elettrica.
“Un’auto elettrica”, come ci ha detto Bruno Martucci, presidente Nissan Italia, “non è soltanto un mezzo che ti porta in giro, ma anche una batteria che se ne va a spasso su 4 ruote e, anche da ferma, offre potenzialità infinite”. Al momento, secondo le stime, le centraline di ricarica nazionali dovrebbero essere 5.000, ma se ne prevedono 28.000 già nel 2022 ed il parco circolante di veicoli elettrici ammonta a circa 20.000 unità, che dovrebbero arrivare a 190.000 nel 2024 e toccare poco meno di 5 milioni nel 2030. A livello globale, l’aumento di vendite di veicoli elettrici è esponenziale e si stima che conquisti, almeno, il 55% del mercato al 2040. Numeri importanti, che prefigurano una grossa capacità di accumulazione.
Ogni colonnina di ricarica a doppia via, in una giornata di funzionamento, riesce a tirare fuori circa 10 kWh al giorno, moltiplicate per 100, 200, 500, un milione e ne uscirà fuori un potenziale elettrico, in grado d’illuminare una nazione. Ovviamente, non si tratta, semplicemente, di prelevare energia dalle batterie dell’auto (cosa che si può comunque fare, magari per un’abitazione o uno studio privato). L’auto collegata non viene svuotata del suo prezioso carico, il sistema agisce con tante: microcariche e microscariche, poco invasive per la durata delle batterie e redditizie per l’utente.
Oggi, presso la rete RSE di Milano, questo sistema di accumulo e cessione di energia elettrica, al secolo “Vehicle to grid”, è entrato in fase di sperimentazione effettiva, proprio con delle Nissan Leaf. Si tratta di 18 mesi, che tenteranno di sviscerare le effettive potenzialità del sistema. Attualmente, la sperimentazione è già in atto in Danimarca, Inghilterra e Germania, paesi che hanno già stanziato fondi importanti. Il sistema, una volta a regime, consente di realizzare una sorta di gigantesco organismo, in grado di accumulare energia elettrica, soprattutto quella prodotta da fonti rinnovabili che dovrebbero coprire il fabbisogno nazionale al 34% già nel 2030 e che, per loro natura, sono per così dire “Intermittenti”. Un vantaggio anche per l’utente finale, che programmando l’ora in cui riprenderà l’auto, da ritrovare, ovviamente, rigorosamente carica, potrà mettere a disposizione della rete la propria capacità di stoccaggio, prendendo e cedendo energia, con un vantaggio economico, in termini di costi di bolletta, che vanno dal 30 al 100%