Musica per fuggire via, per scappare da un mondo sempre più brutto. "Questo è il concetto che sta dietro a tutto, dietro a ogni mio concerto”, spiega Vasco Rossi alla conferenza stampa per presentare i sei live allo stadio di San Siro di Milano. Primo brano in scaletta è "Qui si fa la storia" perché, spiega il rocker di Zocca, come recita la canzone, "la disperazione è già qui, c'è solo un modo che io conosco, la disperazione la soffochi con me".
Musica come terapia, musica che consola, musica che porta conforto... per sé e per il pubblico. Stadio di San Siro "commissionato" per 15 giorni e per 6 concerti, l'1,2,6,7, 11 e 12 giugno: "Non era mai successo, nessuno li aveva mai fatti prima, nemmeno Vasco", scherza il rocker, che non ha perso grinta ed energia. "Prima solo le star straniere riempivano gli stadi. A San Siro nel 1990 io feci 75mila persone, Madonna 40mila”. Uno show di 29 canzoni e 29.ma volta sul palco di San Siro (il 12 giugno festeggerà questo traguardo).
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Un Vasco da record. Riflessivo, ironico, potente ed emozionante. Come la sua musica. Come i suoi concerti. Mozzafiato. "Una scaletta che spacca, dura e pura", dice. Dura perchè "questi sono tempi duri". Pura come la purezza che lui mette nelle canzoni: "Sono e resto puro, perché quando scrivo sono onesto e sincero. Scrivo perché ho bisogno di comunicare. Lascio venire fuori le cose che ho dentro, quello che sento. Confesso le mie fragilità e le debolezze che non confiderei nemmeno a un amico. Nelle canzoni ti devi spogliare nudo se vuoi guadagnarti l'onore di stare sul palco". E lui questo onore se l'è conquistato sin dall'inizio perchè è riuscito in quello che è in fondo l'intento della musica: creare un'onda emotiva tra pubblico e artista, comunicare sensazioni ed emozioni che la gente possa sentire come proprie.
Nella scaletta al secondo posto ci sarà "Mi si escludeva", attuale come non mai: “Se pensiamo al tema dell'integrazione. Vedo politici che cavalcano la paura della gente, anzi la alimentano. Non è bello. La migrazione bisogna trattarla con umanità e cercare di capire le esigenze di tutti" spiega Vasco, che ammette di essersi sentito escluso in molte occasioni e ricordando i suoi esordi dice: “Quando ho cominciato a cantare mi additavano persino per strada... Ero uno da evitare.” E poi "Buoni e cattivi", "La verità", che il rocker definisce "la canzone di quest'anno perché in tanti la sparano grossa e fanno passare quello che vogliono per verità" e quindi "Quante volte", che non cantava da anni. "Niente medley e autocelebrazioni, saranno due ore e mezza di concerto filato".
Non poteva mancare una digressione su un tema di attualità come la cannabis: ”Non bisogna considerarla uno stupefacente. Di marijuana non è mai morto nessuno...”. Poi scherza e dice: “E adesso scusate vado a farmi una canna...”. Il mood di quest'anno sarà il punk rock: "Ho recuperato alcuni capolavori degli anni 80, il passato remoto, perché io sono qui da allora, quasi 40 anni e sono ancora vivo vegeto e sto bene", dice Vasco, che aggiunge: “Oggi la disperazione è più cupa che negli anni 80...”. Quindi largo alla musica: "Noi musicanti siamo qui per diffondere gioia, non per cambiare il mondo, ma l’umore di una giornata, far dimenticare per qualche ora i guai del quotidiano.". E San Siro, per sei giorni, scoppierà di gioia.